Il ponte dei delitti di Venezia- Matteo Strukul



Matteo Strukul
Il ponte dei delitti di Venezia- Matteo Strukul
Newton Compton
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Venezia, 1729.  Secondo capitolo di una nuova saga che Matteo Strukul  ha scelto di dedicare a Venezia. Protagonista  è ancora una volta il mitico vedutista Canaletto già trentaduenne, ormai sulla strada di un meritato e riconosciuto successo anche internazionale.
La Venezia descritta è una città decadente, non più quella gloriosa di un tempo, con la sua autorità in progressivo declino e inesorabilmente avviata verso un  inglorioso tramonto. 
Una  torrida e insopportabile estate, che ha invaso la laguna, propaga ovunque i putrescenti  e quasi insopportabili miasmi provocati dalla calura.
Poco prima dell’alba, il cadavere di un uomo, presto individuato come Marco Grisoni, segretario della Cancelleria della Serenissima Repubblica di Venezia, verrà  ritrovato  sul ponte delle Guglie. Sul morto, con un stiletto piantato nel petto, c’è un biglietto sul quale è scritta una sola parola: “Canaletto”   chiamando così apertamente  in causa l’artista. Sarà proprio quel biglietto, infatti,  a  provocare   l’immediata convocazione  sul posto di Canaletto su disposizione  de  Il Signore di Notte al Criminal , tramite  il suo agente britannico e buon amico, Owen McSwiney. 
Dopo  aver raggiunto il ponte in gondola, osservando  da vicino il cadavere immerso in un bagno di sangue e le due ferite, come due buchi sul collo, constateranno entrambi che il dissanguamento è la vera causa dell’orribile morte  di Grisoni.  E, infatti, il primo macabro dettaglio che si impone alla loro attenzione  saranno proprio  le ferite: profonde ma troppo irregolari per essere state causate da una lama, farebbero invece pensare al  morso di una bestia feroce. E in seguito anche il dottor Isaac Libermann, già incontrato nella prima avventura della Saga, nel corso dell’autopsia  di Grisoni, pur senza riuscire a individuare l’animale responsabile  di quello strazio, confermerà  i loro sospetti. Mentre invece il  biglietto è palesemente  un messaggio, o peggio una sfida,  dell’assassino a Giovanni Antonio Canal. 
Un misterioso delitto che rimanda con prepotenza  al rapimento e alla successive lunghe  e pericolose  indagini compiute dal pittore quattro anni prima per i barbari omicidi  di donne del patriziato veneziano. Spaventosi e inesplicabili crimini che avevano visto  il malsano coinvolgimento di importanti personaggi. Caso che in seguito  aveva portato anche alla scoperta di un vile complotto ordito contro il Doge e la Repubblica.
Ma il misterioso e inafferrabile nemico, il diabolico straniero, di nome e di fatto, allora tra i capi  della congiura, forse un ungherese ( identità che l’autore evidenzia esaltandolo con rimandi  ad antiche leggende balcaniche ) alla fine era  rocambolescamente sfuggito alla cattura .  Morto o, più probabilmente, sparito nel nulla? Certo è che allora  i conti  con Olaf Teufel, erano  rimasi in sospeso e lui  aveva giurato vendetta. Possibile che sia tornato da chi sa dove a calcare la  scena veneziana ancora più assetato di sangue e brutalità, pronto a seminare il terrore in tutta la  laguna?
Quel terribile sospetto spingerà  il Doge a sollecitare  l’aiuto di Canaletto. Alvise Sebastiano Mocenigo sa bene che potrebbe essere di nuovo sotto minaccia. E anche il Capitan Grando preme per il coinvolgimento del pittore che tanto si era adoperato nel precedente caso.
Canaletto prova ogni strada  per riuscire a venire a capo  del
mistero,  avvalendosi anche  della universalmente celebre ritrattista Rosalba Carriera. Con il suo aiuto potrà far  tracciare a memoria un eccellente e somigliante identitikit del “mostro”  Teufel da far pubblicare sul settimanale il Corsaro, seguitissima novità letteraria veneziana, con lo scopo di scovare utili notizie  e soprattutto mettere  in guardia la popolazione.
Presto un secondo omicidio, commesso con le stesse modalità del primo, riapre e crudamente la partita. E a seguire altre disgrazie e misteriosi accadimenti funestano la città.
Prima che nella laguna si diffonda il terrore e la situazione diventi incontrollabile , bisogna fermare il “mostro” . Il pittore veneziano con l’ aiuto di Owen Mc Switney e Joseph Smith,  celebre mecenate, uomo di cultura e console inglese,  dovrà  riuscire a incastrare  un pericoloso assassino, ma, mentre comincia  ad avvicinarsi alla verità, un’antica, macabra e spaventosa leggenda proveniente dall’est Europa getterà una luce ancora più tenebrosa  sulle sue indagini… Possibile  che un qualcosa di soprannaturale, animato delle peggiori e terrificanti intenzioni, si stia muovendo di notte per le calli veneziane?
Con lo sguardo rivolto al futuro, dopi tanti punti lasciati in sospeso alla fine del romanzo – pare evidente che ritroveremo Canaletto & Company in una terza e successiva puntata della saga veneziana – , Strukul traccia  ancora una volta una storia elegante con un particolare occhio di riguardo all’arte e ai suoi segreti e uno studio attento e particolareggiato sugli usi e costumi dell’epoca. 

Nota storica: Le opere  di Canaletto entrarono a far parte della collezione dei reali del Liechtenstein e di alcuni importanti mercanti d’arte internazionali , ma Joseph Smith, collezionista e diplomatico britannico, rappresentò l’incontro decisivo per la sua fortuna perché gli aprì le porte della ricca e aristocratica clientela inglese.
Tanto che  proprio Smith, procurando  a Canaletto molte e importanti commissioni, portò  l’artista a trasferirsi a lavorare in Inghilterra per circa dieci anni.

Patrizia Debicke

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