Il dono – Paola Barbato



Paola Barbato
Il dono
Piemme
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Nel suo ultimo thriller Il dono (Piemme, maggio 2023), Paola Barbato affronta il delicato tema dei trapianti. Ricevere un organo può salvare una vita, ma ci sono dei risvolti psicologici di cui tenere conto. Talune popolazioni dell’Oceania ritengono che il dono (gauna) vada addirittura a modificare il carattere del trapiantato. Perciò, quando a donare è un serial killer, la situazione diventa difficile.

L’ispettrice Flavia Mariani è tornata a Roma, dopo alcuni anni passati a Torino, in seguito all’uccisione di Lorenzo Carrozzini, il collega di pari grado che è stata chiamata a sostituire. In assoluto il suo migliore amico. Flavia ha un carattere burbero: attacca per non essere attaccata. E si trova a dover sovrintendere una squadra variegata e anche un pochino sprovveduta, che ha accusato il colpo della morte del loro superiore.

La storia inizia quando un giornalista molto apprezzato uccide gli anziani genitori. Come ha potuto, un uomo sempre così oculato nell’analizzare gli eventi di cronaca nera e determinato a portare a galla la verità? “È stato il mio cuore!” continua a gridare quest’ultimo, dall’infermeria del carcere, dove Flavia lo va a trovare.

Si scopre così che egli ha subito tempo prima un trapianto, dove gli è stato sostituito proprio l’organo principale alla sopravvivenza. E che il donatore è nientemeno che il famigerato serial killer Valerio Felici, morto in un incidente col monopattino, urtando un sampietrino dissestato di una strada romana, quando ancora i suoi misfatti non erano stati scoperti. All’epoca si pensava fosse un ragazzo promettente ed estremamente affascinante. L’orrore doveva ancora venire a galla.

Flavia Mariani si rende presto conto che il cuore non è l’unico organo espiantato. La difficoltà sarà individuare le altre persone che hanno beneficiato di pancreas, polmoni, fegato, reni e cornee dell’assassino. Si profila, in tal senso, un disegno ben congegnato e studiato nei particolari da una mente che tutto governa, al fine di isolare i trapiantati in una sorta di macabra reunion. “Valerio Felici aveva vinto. Era morto senza essere punito, sette dei suoi organi erano stati trapiantati dentro altre persone. Se tutti loro avessero continuato a vivere senza espiare i suoi peccati, avrebbe vinto di nuovo. E se fossero state uccise nel suo nome, avrebbe vinto ancora. Ma se lo avessero combattuto, disposte a sacrificarsi, allora no. Allora lui avrebbe perso.”

Con un ritmo serrato, Paola Barbato affonda una serie di colpi di scena bene assestati, che fanno sì che l’attenzione non venga meno neanche per un attimo. La sua è una storia complessa, ma molto bene orchestrata. I capitoli sono titolati con nomi di malattie e, per forza di cose, in questo romanzo di patologie se ne scoprono parecchie. I personaggi che hanno usufruito del trapianto vengono appellati col solo nome dell’organo che hanno ricevuto, e questo va a semplificare parecchio una trama affollata di soggetti. A Paola Barbato si riconosce una prosa talvolta “ruvida”, con qualche neologismo e all’occorrenza fruitrice di turpiloquio. Estremamente vicina alla lingua parlata e quindi credibile. I dialoghi, soprattutto, sono naturali. In poche parole, è consuetudine dei giallisti più capaci tessere trame complesse, eppure lei non risulta mai eccessiva. Mai che si pensi “non è possibile!”

E questo, per riprendere il titolo, è un gran dono.

Cristina Biolcati

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