Gli anni nascosti

Ospite dello spazio MilanoNera, il vice questore aggiunto a Macerata Piernicola Silvis ha presentato il suo ultimo romanzo Gli anni nascosti (Cairo Editore), thriller politico che ci svela una faccia nascosta di fatti importanti avvenuti in Italia dal 1946 al 1992. Una scrittura quasi cinematografica che avvince.

Originario di Foggia, con il primo romanzo Un assassino qualunque (Fazi), tradotto in Germania e Spagna, ha vinto il premio Franco Fedeli nel 2006.
Nel 2008 è seguito L’ultimo indizio e nel 2009 con Il conto ha contribuito all’antologia Casi Freddi (Cairo Editore) curata da Mauro Zola.
Ha scritto anche qualche racconto per le collane Gialli Mondadori e per Segretissimo.
Sta terminando un romanzo ambientato tra Milano e Varese, una storia di avvocati molto diversi da Guido Guerrieri, che sacrificano un innocente per salvare i loro clienti corrotti.

Quando ha iniziato a scrivere?
Nel 1998. Fin da piccolo inventavo storie perché volevo fare il regista, sapevo che prima o poi le avrei usate. Solo intorno ai 45 anni mi sono sentito maturo per iniziare. Avevo letto moltissimo Ken Folett e Forsyte, piano piano ho trovato uno stile personale. Nello scrivere mi affido molto agli editor e tengo in conto sia i consigli degli amici che quello che imparo dai miei errori.

Come concili il tuo lavoro con la scrittura?
A livello di tempo, molto bene. Non ho un metodo particolare, di solito ho le idee chiare, scrivo ogni sera per un paio d’ore, 3 o 4 pagine. Non guardo la TV, alla fine in modo spontaneo escono i libri.

I suoi colleghi leggono i suoi libri? Commentano?
Si quasi tutti li leggono e commentano. Alcuni lo fanno senza remore e prevenzioni altri meno …

Il libro (di un altro) che avrebbe voluto scrivere e il libro (suo) che non avrebbe voluto scrivere
Dossier Odessa di Frederick Forsyth, mentre non avrei voluto trattare un argomento così duro come la vicenda di un pedofilo assassino in Un assassino qualunque.

E’ uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Ho iniziato con il genere ma vorrei diventare tout court

Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare…
Everyman di Philip Roth
Il tema di Un homme et une femme di Francis Lai
Tutto Stanley Kubric

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Se uno riesce a vendere un numero decente di libri si. In Italia è difficile, se uno è audace forse ci riesce

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perché?
Agnostico, io non l’ho frequentata. Uno deve avere il fuoco dentro, se ce l’ha non serve la scuola.

Cosa pensa delle trasposizioni cinematografiche dei libri: che effetto ti fanno? E’ vero che nel passaggio fra la carta e la pellicola si perde qualcosa o no?
Sono più belli i libri, però ho amato Stranamore, Lolita, Shining e Il giorno dello sciacallo.

Le cose che racconta, le prende dal suo lavoro o dove?
A volte si. L’esperienza di vita mi consente di parlare con persone molto diverse, dal tossico e il rapinatore al ministro. Poi ci infilo cose inventate ma realistiche.

ambretta sampietro

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