Il ricettatore



andré héléna
Il ricettatore
aìsara
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Chi lo conosce lo chiama Monsieur Bernard. Uomo tranquillo, anonimo proprietario di un negozio di antiquariato a Parigi. Gli piace giocare alle carte e nel bistrot di Monsieur Pierre ogni giorno alle sei in punto la posta in gioco con gli amici è un bicchiere di mandarin cassis.

Monsieur Bernard però ha un lato nero che riesce a tenere celato. Comprare gioielli rubati si chiama ricettazione. E comprarne in grandi quantità significa fare i conti con un giro del sottobosco umano molto pericoloso. Che avvelena il proprio sistema nervoso, mai a riposo dal precario equilibrio condizionato dalla segretezza altrui. E un giorno, quando la radio dà la notizia della morte del Tatuato, professione scassinatore di gioiellerie, Monsieur Bernard percepisce che le cose stanno prendendo una direzione che va al più presto raddrizzata.

Il ricettatore appartiene al filone più simenoniano di André Héléna. Il racconto della Mala coi suoi ceffi e i suoi caduti si specchia in un’ambientazione da metodica borghesia dettata da riti ordinari tipica dei romans del celebre papà di Maigret. La stessa narrazione si fa più placida, lasciando buona parte della fisicità della scrittura propria di titoli come Il gusto del sangue, Il buon dio se ne frega, La vittima e Gli sbirri hanno sempre ragione. Ma è sempre Héléna, scrittore maledetto impastato di poesia.

Qui la curva esistenziale del protagonista non è presa a calci nel coccige. Assistiamo piuttosto a un lento giocciolare delle certezze in lacrime di sangue che ricordano da vicino la tortura della goccia d’acqua sulla testa. Fuori Parigi procede con il suo solito passo di sempre. Nel bistrot il tempo è una variabile insensata da far diventare consueta con chiacchiere e bicchieri. Al limite conta solo per poter dare il via alla prossima partita a carte. Monsieur Bernard sa bene tutto questo. Glielo dicono giorni di metodicità perfetta. Eppure, quando per la prima volta arriva in ritardo all’appuntamento con gli amici di tavolo, quella notizia alla radio gli apre dentro una voragine di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

corrado ori tanzi

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