Noir metropolitani e delitti di provincia: le indagini di Enrico Radeschi

” Blue tango è un romanzo che vale… Il che è davvero raro in tempi come i nostri dove ormai ci sono più giallisti che detenuti, più investigatori privati che omicidi” G.P.Serino La Repubblica.

Roversi gode di buona fama presso la critica.
I suoi libri, difficilmente catalogabili e poco convenzionali, si guadagnano un ampio favore perché non sono costruiti con la mentalità del sequel obbligato: ogni romanzo è una storia compiuta.
I personaggi hanno delle caratteristiche ricorrenti per chiamarli in scena basta accennare a qualche loro tic o ad un feticcio, un ottimo modo per fare le presentazioni con un nuovo lettore o richiamare l’attenzione di un affezionato.
Blue tango è il primo romanzo nel quale compare Radeschi.
Il nostro Eroe sfreccia in sella al Giallone attraverso una Milano plumbea, sempre sul punto di rovinare la giornata ai suoi frenetici abitanti con uno scroscio di pioggia improvviso.
Proprio l’aria greve e di minaccia che si respira lungo tutto il romanzo regala alla prima avventura di Radeschi un accento noir che va poi dissolvendosi nei successivi romanzi.
In questo romanzo Radeschi è coinvolto in una doppia inchiesta: un misterioso serial killer che uccide prostitute, presentandosi come un innocuo cliente, e un omicidio suicidio con legami misteriosi con il mondo terroristico e il traffico di droga internazionale. La linea rossa della metropolitana di Milano fa da sfondo alla paura collettiva, a quell’ansia feroce che fa intuire tanti, troppi pericoli sotto terra.
C’è quindi il consueto approccio “pop” di Roversi, fatto di fulminanti battute e strampalate teorie numeriche del protagonista ma anche una veritiera e complessa trama gialla.
Con Loris Sebastiani è un incontro/ scontro, memorabile una sparatoria sotto la pioggia nel quale Radeschi è basito spettatore, e Sebastiani truce sbirro, sono delle pagine intense e anche piene di ironia, con forti richiami al cinema.
E poi la musica, quella magica che sa di persone vere e di storie vissute: Paolo Conte e la sua Blue Tango.
Musica e metropolitane le ritroviamo anche in Niente baci alla Francese, l’ultimo “nido” radeschiano, pubblicato nel 2007, ma strettamente legato al romanzo d’esordio per scenari e contenuti.
Anche qui le metropoli offrono il la allo scrittore mantovano per raccontare due omicidi eccellenti, Milano come Parigi, indifferenza e morbosità per la cronaca nera, stessi vizi e stesse imperdonabili debolezze.
E’ il 7 dicembre, prima della Scala, serata di parata che si trasforma in incubo per l’uccisione del sindaco di Milano, reo di aver introdotto misure draconiane di limitazione al traffico selvaggio.
Nelle stesse ore viene ucciso anche il primo cittadino di Parigi, davvero troppo per il questurino Sebastiani che chiede aiuto ad Enrico per seguire tracce e sondare ambienti irraggiungibili con i metodi iper ortodossi della polizia.
Parte quindi un viaggio avventura tra Milano e Parigi sulle orme degli assassini e di una deliziosa francesina (sessualmente disinibita come tutte le donne di Enrico).
Correrà dei bei pericoli, e dovrà leccarsi le ferite dell’ennesimo fiasco sentimentale, però Enrico scoprirà delle trame interessanti che coinvolgeranno anche i centri sociali d’Oltralpe.
Ogni capitolo è cadenzato da una canzone contenuta in una playlist, una colonna sonora azzeccata, un buon espediente per preparare il lettore all’aria che tira in quel momento.
Un nuovo divertente personaggio accompagna lo storico duetto poliziotto/giornalista: Diego Fuster.
Fan incallito di Enrico, Diego si propone come assistente e rappresenta la coscienza e i sogni coperti di cinismo di Enrico.
Suo un memorabile soliloquio sulla perdita di valori veri, sulla rinuncia al vivere non avvelenati nel cuore e nel fisico.
Niente Baci alla francese registra uno stile più maturo e una tecnica narrativa più elaborata rispetto a Blue Tango, e anche un maggior impegno nel valutare oggettivamente la realtà circostante senza mai cadere nella polemica sterile e nei luoghi comuni.
La mano sinistra del diavolo, edito nel 2006 come Blue Tango, è la punta di diamante delle imprese radeschiane, giallo e accurata ricerca storica danno quota al romanzo e al suo autore.
Il teatro del crimine è spostato in provincia, nell’amata Bassa.
Tutto parte da una mano mozzata ritrovata nella casella della posta di un pensionato abitante della fantomatica cittadina Capo di Ponte Emilia.
Nella Bassa conducono le indagini i Carabinieri, l’arma è ben compenetrata nel tessuto sociale infatti, ben presto, si capisce che la scia di sangue è da seguire nelle frequentazioni quotidiane e nelle ripicche storiche dei suoi abitanti.
Boskovic e Rizzitano sono esilaranti ma credibili, e l’indagine sarà rigorosa e intricata come sempre ci ha abituati Roversi.
Qui però c’è un valore aggiunto di affettività da parte dell’autore tangibile e che emerge di continuo.
Non una mera celebrazione della vita di provincia, ma l’esaltazione di uno “stato mentale” come lo definisce lo stesso Roversi, un modo di vivere improntato alla concretezza e ai legami d’amicizia forti, come e quanto gli odi covati in silenzio per anni.
Sebastiani richiama Enrico all’ordine più volte durante il romanzo, rognosissimi casi milanesi necessitano dei suoi servigi informatici, ma la svogliatezza di Enrico e il suo volersi “depurare” dalle maleodoranti nebbie di smog meneghino, lo fanno desistere a lungo.
Una bellissima storia, piena di colpi di scena, con materiale così variegato da poterci scrivere altri quattro romanzi e che Roversi invece ha saputo amalgamare alla perfezione senza mai annoiare il lettore.
La mano sinistra del diavolo ha vinto IV PREMIO CAMAIORE DI LETTERATURA GIALLA nel 2007 ed è stato nella rosa dei finalisti del PREMIO FRANCO FEDELI.
Enrico può dirsi soddisfatto, anche se lui alle presentazioni dei libri evita di andarci per non combinare guai, preferisce sfrecciare col Giallone a caccia di nuove avventure.

Alessandra Anzivino

Potrebbero interessarti anche...