Stagione di sangue



Lorenzo Scano
Stagione di sangue
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Stagione di sangue, l’ultima fatica del giovanissimo e promettente scrittore sardo Lorenzo Scano, è senza dubbio uno dei noir più… noir che mi sia capitato di leggere ultimamente.
La storia è ambientata in terra sarda, precisamente nei dintorni di Cagliari, devastati in parte dalla speculazione selvaggia degli anni ’80 ma ancora ricchi di grandi bellezze. E infatti, come giustamente  scrive nella sua bella, breve prefazione Gianluca Morozzi, il paesaggio e i fenomeni naturali assumono grande rilevanza all’interno del romanzo, quasi a diventare un altro personaggio in grado di interagire con gli altri.
La trama, come al solito in breve: Carmine Cannas, appena liberato dopo tre anni di carcere per un tentativo di estorsione fallito miseramente, si ritrova a vagare senza una meta e senza speranze per il futuro quando, in un locale di dubbia fama, viene avvicinato da una bellissima donna, certamente molto disinibita.
Questo incontro potrebbe essere solo una bella avventura per “celebrare” degnamente l’uscita dal carcere, e invece si trasformerà, per Carmine, in un incubo allucinante. La bella Clara è infatti l’amante di Domenico, poliziotto corrotto fino al midollo, che vuole mettere le mani sul malloppo di una sanguinosa rapina a un furgone portavalori, avvenuta qualche mese prima, ancora custodito dalla banda in attesa di spartirselo.
Per farlo non esiterà a coinvolgere nell’operazione sia Carmine che Gianni Ligas, un altro balordo e folle ex carcerato con pesanti precedenti che vive in un tugurio in mezzo alla campagna, dedicandosi a piccoli traffici illeciti, un violento pieno di odio contro tutto e tutti e armato fino ai denti, in pratica una bomba destinata quindi a esplodere, prima o poi.
A Carmine, incastrato senza via d’uscita, non resterà che collaborare, guardandosi sempre le spalle e sperando di riuscire a salvarsi la vita. In certi giri, di nessuno ci può fidare.
Nel frattempo, la sua storia si intreccerà per qualche istante con quella di Lisa, poco più che quarantenne affascinante vedova di un integerrimo vice questore, alle prese con la depressione seguita alla morte del marito e con un figlio che ha presto iniziato a delinquere e pare destinato a scendere sempre di più nell’abisso del malaffare.
Finale altamente drammatico e cruento, (come cruente, quasi pulp, sono molte pagine del libro), reso se possibile ancora più angoscioso dal passaggio di quella che viene ricordata come una perturbazione epocale (il tristemente noto Caronte) e che provocherà gravi danni al territorio.
Il libro si fa leggere tutto d’un fiato, per la tensione e la suspense che animano tutte le pagine.
Testo molto particolare, cupo, teso, disperato, anche per la sensazione di ineluttabilità con cui il male si presenta, e che ci offre inoltre uno spaccato di Sardegna assai diverso dalle “cartoline” che siamo abituati a vedere o immaginare, con un territorio, e un ambiente sociale, spesso molto degradati, in preda a bande di violenti, rapinatori, spacciatori e stupratori, che uccidono spesso per poco o nulla, anche solo come prova di coraggio, in preda a istinti brutali, spesso coperti, per interessi inconfessabili, da chi li dovrebbe contrastare.
Un nome, quello di Lorenzo Scano, che consiglio di non perdere assolutamente di vista agli appassionati del genere ma anche a tutti quelli che amano le buone ma un po’ inquietanti letture.

Gian Luca Antonio Lamborizio

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