Vite bruciate
Un incendio si porta nella cenere lintero stabilimento. Dirigenti salvi dopo la gran paura e caccia ai rivoltosi. Non solo. Caccia, serrata caccia a chi, durante loccupazione, è entrato in possesso o ha avuto modo di conoscere documenti informatici che di esplosivo hanno la possibilità di far saltare un matrimonio di interesse nazionale tra la Daewoo-Matra e il colosso francese Thomson multimedia. Con tanto di benedizione del governo di Parigi. Immagini pedopornografiche o stuff movies, ma questo è il minimo. Roba per qualche ricattuccio. Più pesanti le false fatturazioni, le sovvenzioni europee per lo sviluppo volatilizzate con una semplice partita di giro, i conti correnti attribuiti agli operai ma mai usciti dallorbita dei colletti bianchi. E fondi, tanti fondi stornati per comperare il primo rappresentante dello Stato che porta una cifra ben scritta in faccia.
Lindagine dellincendio e la parallela ricerca sulla delicata e detonante documentazione contabile sono i due centri dattenzione. In mezzo, Charles Montoya, ex poliziotto. Che presto capisce quello che agli stessi operai sarebbe apparsa una bestialità incomprensibile nei giorni della rivolta: non sono mai stati stati autori, ma sempre solo semplici esecutori dei loro stessi destini. Decisi dai soliti noti nelle stanze dellUnione Europea di Bruxelles o in deliziosi ristoranti della capitale. E quando si ha davanti il Potere, non si sa mai chi vince veramente. Ma si conoscono molto bene i nomi e i cognomi di quelli che perdono in partenza.
Con Vite Bruciate (Tropea, Lorraine Connection nelloriginale), Dominique Manotti dà fondo alla sua vita intera. Ex cattedratica di Storia economica contemporanea negli atenei parigini, militante sindacale e attivista politica nei movimenti di sinistra, lautrice inserisce in una tambureggiante storia noir le coordinate ancora attuali che raccontano le relazioni economiche-sociali della Francia postindustriale. Fatti realmente accaduti durante gli anni Novanta in piena Lorena. Con tutta la brutale fame di danaro sonante e le scalate ai vertici del Potere che segnarono la vicenda che sorregge lintera storia.
Non cè scampo per nessuno quando a crollare è addirittura un modello di sviluppo su cui il celeberrimo senso dello Stato francese ha fondato se stesso. La corrutela dellintreccio tra economia e politica produce al suo interno il virus dellautodistruzione: lincapacità di rallentare il passo anche quando si gioca con la propria sopravvivenza. E allora partono colpi su colpi da far diventare improba anche la semplice conta di chi è rimasto per terra. Anche se poi rimane da sbrogliare la matassa dei mandanti e delle responsabilità connesse.
Dominique Mariotti, con la sua narrazione scarna e senza fronzoli, ci fornisce un nuovo specchio dei tempi della Grande Francia, già ampio e lucente in altri titoli di forte impatto come Le mani su Parigi e Curva Nord. Una Francia che se si guarda dentro, sembra dirci lautrice, si scopre molto italiana. Senza vergogna e senza orrore. La salvezza? Allorizzonte non si scorge. Ma osservando più da vicino il mondo femminile forse cè ancora modo di pensare che non tutto è perduto.
Vite bruciate- Dominique Manotti - Tropea
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