A casa del diavolo



Romano De Marco
A casa del diavolo
time crime
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Nato, immagino, sulla scia di una certa narrativa scopereccia noir, satanica, horror, che privilegia il marketing, questo romanzo di De Marco mi fa dire che lo preferivo come scrittore di bei gialli semi fantascientifici, conditi di sana avventura ed humour. E invece A casa del diavolo con superstizioni, messe nere, satanismo, delitti senza castigo, un bambino ritardato testimone e vittima che si sfoga nei disegni, pericolose maliarde paesane, una ricca baronessa in carrozzella con nipote scapestrato e carabinieri che appaiono come minimo poco illuminati è una stravagante storia thriller con un tocco di mystery. Comunque veniamo a noi. L’eroe della storia, tale Giulio Terenzi, bancario che mira alla carriera, bel fighetto, sicuro, pieno di sé, play boy da strapazzo è convinto di poter fare il suo comodo come seduttore, traccheggiando tra un pseudo fidanzamento con Lucilla, fanciulla bene, e poco più di una botta e via con Magda, un’attempatella compagna d’ufficio. Ma chi la fa l’aspetti. La donna si vendica e Terenzi viene spedito per punizione a sostituire Rinaldi, un collega votato alla pensione, nella direzione della mini filiale di Castrognano, un improbabile paesino sperduto degli Abruzzi. Arrivo in serata, impatto durissimo con il paesino semideserto, con lo sportello aperto di una filiale, praticamente senza clientela che si giustifica soltanto per la presenza della baronessa De Santis, una vecchia signora invalida ma molto facoltosa e passaggio di consegne con Rinaldi che, prima di partire, lo mette in guardia su strane sparizioni… Una notte insonne e quasi da incubo porta Giulio Terenzi la mattina successiva dopo l’apertura della banca a un’infelice telefonata di spiegazioni a vuoto con Lucilla e a ingoiare il suo amor proprio e provare a riallacciare con Magda. Ma ohibò i carabinieri vengono a cercarlo: il collega sostituito, non appena gli ha detto ciao è precipitato con la macchina in un burrone… Le paure di Rinaldi riferite ai militi vengono bollate come storie… Poi, per sua fortuna, la bella e succosa gestrice dell’unico bar trattoria, mini market del paese, gli offre comprensione e locanda. Mentre mangia nota in un angolo un bambinetto ritardato che fa strani disegni con morti ammazzati… Insomma tutto un insieme da paura. E le strane macchie d’olio che Terenzi ha notato sull’asfalto del luogo dell’incidente del suo predecessore puzzano di omicidio. Il conto in banca della baronessa De Renzis è sotto attacco, fa pensare male e gli consiglia di andarsene. Ma la bella locandiera pare sedotta dal seduttore e vogliosa di avventura quanto lui e… tanto d’altro… Comunque, tirate le somme, un romanzo di intrattenimento adatto a chi ama il genere, arricchito da una trama dal ritmo serrato, consueto a De Marco, che si conclude con la resa dei conti generale per i cattivi e un finale melo.

patrizia debicke

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