Gian Franco Borelli di Borelli editore

Gianfranco Borelli, delle edizioni Borelli PizzoNero, è l’editore in pillole di questa settimana.
Chi èil lettore tipo in Italia? Ha un profilo particolare?
Posso indicarti il lettore tipo delle mie edizioni, in particolare della serie Pizzo Nero-Black Lace.
Da un sondaggio, che abbiamo ripetuto recentemente (dopo cinque anni), sappiamo che i nostri lettori sono donne per il 65% e uomini per il restante 35%. Il nocciolo duro delle lettrici è costituito da donne di livello culturale medio-alto (impiegate, insegnanti, dirigenti, libere professioniste), appartenenti a classi sociali relativamente agiate. Il reddito di molte delle lettrici che ci ha risposto è al di sopra della media nazionale.

Il libro che ti piacerebbe aver pubblicato, quello che ti sei pentito di aver pubblicato, e quello che hai pubblicato e che ha venduto di più.
Quello che vorrei aver pubblicato è certamente un libro che amo molto: Memorie di Adriano, Margherite Yourcenar. Mentre per questa serie di Pizzo Nero è Bocciolo di Rosa, autrice Melissa Panariello, che è la versione completa, spontanea e istintiva, di Cento colpi di spazzola…di Melissa P.
Mi sono pentito, non mi piace dirlo… Comunque ho un paio di titoli che non avrei dovuto pubblicare, non li cito per rispetto all’autrice.
Alina Rizzi con Amare Leon, dal quale è anche stato tratto Monamour (l’ultimo film di Tinto Brass), è il primo nella lista dei più venduti: un long seller tra i libri erotici più venduti in assoluto degli ultimi anni.

Chi è il pubblico che va ad assistere alle presentazioni letterarie (a parte gli scrittori in cerca di editore e gli amici intimi dell’autore)?
Credo che dipenda molto dal tipo di libro e dalla notorietà dell’autore. Spesso sono i collezionisti di autografi e i maniaci della letteratura che desiderano vedere da vicino un personaggio noto, sia per le sue qualità letterarie che per i passaggi televisivi. Come accade al Festival della Letteratura di Mantova dove si incontrano grandi lettori e grandi curiosi. Molti acquirenti occasionali di libri. O al Salone del Libro di Torino: pensa alle difficoltà che un editore affronta per far entrare i lettori in libreria, mentre lì esiste un pubblico che paga per entrare in questa manifestazione, per comperare libri e vedere da vicino alcuni noti e molti meno noti scrittori.

Meglio duecento persone ad una presentazione di un vostro libro o un articolo di una pagina nella sezione cultura di un grande quotidiano nazionale?
Senza alcun dubbio una pagina su un quotidiano, se poi è un quotidiano a larga diffusione è ancora meglio.

Essere editore in Italia oggi: vocazione, incoscienza o business?
Per qualcuno come nel mio caso è una condizione, nel senso che non saprei fare un altro mestiere. Certo lo si fa con un poco di razionalità e molta incoscienza.
Poi esistono le multinazionali dell’editoria e per loro il discorso è completamente diverso: editoria = potere.

È vero che in Italia ci sono più scrittori che lettori? Che percentuale leggete dei manoscritti che vi arrivano in casa editrice e quanti poi ne pubblicate?
Ci sono molti aspiranti scrittori, per fortuna la maggioranza di loro è costituita anche da lettori, più o meno buoni, ossia che leggono molto o poco.
I manoscritti che riceviamo li esamino tutti io, personalmente, poi qualcuno lo prendo per mano e gli altri li dirotto alle mie collaboratrici-lettrici, che in genere sono più severe di me.
Ne pubblichiamo il 5%.

Un buon consiglio per gli scrittori già pubblicati ed uno per gli esordienti.
Per i primi di insistere e di leggere molto, soprattutto pagine attinenti al loro genere di scrittura, senza aver fretta di ripubblicare. Lo stesso vale per gli esordienti: non abbiate fretta di consegnare il vostro manoscritto ad un editore. Metteteci le mani molte volte e quando vi sembrerà pronto lasciatelo in un cassetto per altri sei mesi, poi rileggetelo.
Non mandatelo al primo editore che vi capita. Selezionatene un numero ristretto che vi sembrino adatti al vostro romanzo, poi non mollateli più, fino a quando vi diranno: visto si stampi.
(paolo roversi)

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