Il commissario Hunkeler e la mano d’oro



hansjörg schneider
Il commissario Hunkeler e la mano d’oro
casagrande
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Rheingarten, confine fra Svizzera, Germania e Francia. Il commissario Hunkeler, alle terme per sistemarsi la schiena, assiste all’omicidio di un anziano gallerista gay. Da allora inizierà una sorta di vagabondaggio informale fra i boschetti e la campagna di questa deliziosa zona di confine (Argovia, ma chi l’ha mai sentita? sembra la Ruritania del Prigioniero di Zenda), parlando con tanta gente, battibeccando coi colleghi poliziotti, e dipanando alla fine l’intricata – troppo – matassa.
E’ un romanzo godibilissimamente svizzero, che cioè descrive un mondo in cui la gente non sembra farsi male davvero, in cui la gente non è così cattiva come sembra, e tutti sono molto molto corretti.

Però il male aleggia lo stesso, anche se un po’, come dire, attenuato.
L’aspetto migliore del libro è proprio la sua elveticità, questi paesaggi tranquilli, questo rambling senza troppi pensieri cui si dedica il protagonista, la pacatezza dei rapporti, l’illustrazione di un mondo che sembra davvero molto più gradevole.
Niente a che vedere con Durrenmatt, cui il solito sborone della quarta di copertina tenta di avvicinare questo scrittore (così come per ogni irlandese è d’obbligo il paragone con Joyce), l’autore è una persona semplice e tranquilla che si trova perfettamente a suo agio in questo mondo ed è capace di dipingerlo in maniera del tutto accattivante, nei suoi difetti e nei suoi lati positivi.
Di una vicenda troppo piena di nomi e di gente, troppo intricata e un po’ inutile, restano in mente i sentieri nel bosco, le osterie accoglienti con le panche all’aperto, il buon vino e i giri oziosi al di qua ed al di là del confine. Da leggere, in viaggio o la sera, quando ci si sente oziosi e rilassati.

donatella capizzi

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