Il custode delle ossa



Fiona Cummins
Il custode delle ossa
DeAPlaneta
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I Foyle hanno una vita lussuosa e piena di sfizi, non si occupano quasi mai delle due figlie, Eleonor e Clara, il cui solo vero affetto è la babysitter Gina. Erdman e Lilith Frith, al contrario, convivono ormai da anni con la consapevolezza che il loro bambino prima o poi morirà. Jakey ha una malattia rara, la fibrodisplasia ossificante progressiva, anche chiamata sindrome dell’uomo di pietra: chi soffre di questa patologia ha come un secondo scheletro in grado di rinchiudere il soggetto in una vera e propria prigione di ossa. Il senso di impotenza porta i coniugi Frith a duri contrasti: lei si preoccupa per ogni cosa e vuole proteggere Jakey a tutti i costi, si sente sola nella suo dolore e considera il marito un egoista; lui invece pensa di essere un fallito, il lavoro non lo soddisfa più e desidera che il piccolo riesca a godersi almeno un po’ l’infanzia che gli è stata ingiustamente negata. Questa condizione, con il passare del tempo, li ha allontanati, rovinando forse per sempre il loro rapporto.
Cosa possono avere in comune due famiglie come queste? Apparentemente nulla, ma per il custode delle ossa non potrebbero essere più simili e interessanti. La patologia di Jakey è unica e troppo particolare per passare inosservata e anche Clara Foyle non è una bambina come le altre, le manca la maggior parte delle dita e le sue mani assomigliano a delle chele di granchio. Il custode delle ossa, nato con il solo obiettivo di continuare ad abbellire l’“eredità familiare” di nuovi esemplari, non può desiderare di meglio per la propria collezione. Con un facile espediente riesce a condurre nella “casa degli orrori” la piccola Clara, e ora è il turno di Jakey, sicuramente più intrigante agli occhi del macabro assassino. Entra allora in gioco la detective Etta Fitzroy, una donna con tanti scheletri nell’armadio, il cui vissuto le permette di avere una maggiore sensibilità in casi di questo tipo. Il fato sembra però remare di nuovo contro i poveri Frith, i quali ignorano completamente la tragedia imminente. Il custode, infatti, è un uomo subdolo con anni e anni di esperienza alle spalle, abituato a non avere nessuno ad intralciare il suo cammino. La poliziotta dovrà ripercorrere il proprio passato per trovare la determinazione e la forza necessarie a strappare i due bambini da una morte certa. Ci riuscirà veramente?
Nella narrazione i punti di vista sono molteplici e affascinanti, caratteristica che riduce i colpi di scena però spinge il lettore a capire fino in fondo i sentimenti dei personaggi, tanto da disperarsi insieme ai Frith, arrabbiarsi come la detective Fitzroy e rimpiangere una vita diversa in compagnia di Amy Foyle. Non manca il punto di vista del killer, celato agli altri personaggi ma non al lettore che, pagina dopo pagina, lo consoce nel profondo: dall’infanzia difficile alla terribile influenza del padre. Confesso di aver provato compassione per lui in alcuni punti, per quel macigno costretto a portare dentro che gli impedisce di separare il giusto dallo sbagliato; e sono sicura di non essere l’unica.
Fiona Cummins costruisce un thriller spietato, forte e intenso, un velo di tristezza accompagna la lettura e tale aspetto non fa altro che intensificare la suspense e una buona dose di brividi e ansia. Ma il mistero non è concluso e altre minacce sembrano pronte a turbare ancora una volta le vite dei sopravvissuti…

Claudia Sermarini

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