Il Maestro del Giudizio Universale



Leo Perutz
Il Maestro del Giudizio Universale
Adelphi
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Vienna, anno di grazia 1909. Il barone von Yosch è un ufficiale in congedo. A suo tempo ha amato la bellissima Dina, ora moglie di Eugen Bischoff, professione attore. Che non ha smesso di vedere nel barone un pericoloso avversario della sua stabilità sentimentale. Proprio a casa della coppia si consuma un incontro con ospiti un matematico, un ingegnere e il barone, voce narrante della storia, che a un certo punto ha al centro un coinvolgente racconto di Bischoff su un alquanto strano e misterioso duplice suicidio di due fratelli. Le parole dell’attore colpiscono gli ospiti, poi Bischoff esce di scena, per non rientrarci più. Da vivo, s’intende. Perché due colpi esplosi in un padiglione del giardino lo hanno ucciso. Meglio, uno solo, perché l’altro si è conficcato in una parete. In ogni caso, nessuno ha dubbi: il padrone di casa si è suicidato. Però i suicidi possono essere anche indotti. E allora il dito puntato finisce con il posarsi sul barone, per via di quella rivalità che Bischoff non aveva mai smesso di sentire. Ma è lo stesso von Yosch a prendere le redini dell’indagine. Lui non è il responsabile e ha un nome da difendere. L’investigazione scivola subito su un terreno sconnesso, al punto da arrivare a parlare apertamente di un essere mostruoso presente da tempo in quelle stanze, di fatto colpevole di quella e delle due altre morti. Il Maestro del Giudizio Universale (pubblicato la prima volta nel 1923 e ora riproposto da Adelphi) è il romanzo di Leo Perutz che fa incontrare Agatha Christie a Franz Kafka, come al tempo ebbe a scrivere Friedrich Torberg, intellettuale viennese di sangue cecoslovacco. Un noir metafisico raccontato sempre sul crinale delle tensioni che s’intrecciano e dell’irreale a portata di mano, della logica vieppiù agognata ma sempre confutata da ciò che sfugge all’umana razionalità. L’animo umano è fatto anche di tanto “inspiegabile”, quanto il corpo è composto in buona parte di acqua, elemento di primo anarchico e indecifrabile movimento. Una storia che apre le porte più recondite del nostro “io”. Un attento osservatore come Corrado Augias reclama nelle pagine la presenza di Sigmund Freud. Così è. Perché siamo davanti a un memoriale che ha tutte le carte in regola per accomodarsi su un lettino. E, a occhi spalancati, godersi il nostro stupore.

Corrado Ori Tanzi

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