La casa al civico 6 – Nela Rywikova



Nela Rywikova
La casa al civico 6
Edizioni Le assassine
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 L’incipit del romanzo di Nela Rywikova rimanda all’ affresco dickensiano della Londra industriale dell’Ottocento. 
La fabbrica siderurgica, mostro gigantesco che troneggia nella città ceca di Ostrava, con i vagoncini come neri gioielli e una moltitudine di operai che danno vita ai nervi e ai muscoli del mostro, è una creatura d’acciaio che lavora senza tregua. Poi la fabbrica si ferma, cade il socialismo e di essa rimangono i resti e una desolata palazzina in via U’ Trani (Alla ferrovia), il civico numero 6 che dà il titolo al libro. 
La vicenda è ambientata ai giorni nostri, in una Repubblica Ceca entrata ormai nel mondo capitalistico, in cui si muove il protagonista, il giovane poliziotto Vejnar, alla ricerca del giovane Martin Prchal, che abitava nella casa ed è scomparso da un anno. La trama si snoda nella ricerca di Martin, nella ricostruzione del suo carattere e di quello degli inquilini del civico 6. Ma è una metafora delle difficoltà della transizione di uno Stato dal regime comunista (in cui non esisteva proprietà individuale e lo Stato era una mamma, a volte benigna a volte matrigna, che però accompagnava le vite dei cittadini dalla culla alla tomba) al regime liberistico occidentale. 
Se il prezzo del comunismo era la rinuncia alla libertà dell’individuo in cambio del lavoro e della protezione sociale, il capitalismo offre la libertà, che reca con sé la proprietà privata, la competitività, la precarietà esistenziale. 
Gli inquilini del civico 6 sono relitti, come la fabbrica intorno a loro, di un mondo definitivamente tramontato, che ha coperto le loro debolezze e le loro meschinità. Il giovane Martin, fiducioso nelle potenzialità del futuro, cerca di offrire loro una possibilità di riscatto accordandosi con il nuovo proprietario, una società olandese dal simbolico nome di White Rabbit, per far ristrutturare la palazzina, concedendo agli inquilini la priorità sull’acquisto. Sarebbe un ottimo affare, se gli inquilini fossero dotati di un minimo di lungimiranza, ma il loro rifiuto di accettare il mondo nuovo in cui sono definitivamente entrati renderà ardua la generosa impresa di Martin. 
Vejnar è speculare a Martin, entrambi rappresentano la resilienza della giovinezza, il futuro ormai inarrestabile, la fiducia in valori umani estranei allo squallore esistenziale degli abitanti del civico 6.
Il romanzo ci offre una ricostruzione perfetta di un passato non così lontano e di un presente ancora incerto e confuso. Colpisce la figura di Martin Prchal, simbolo della dignità umana, che non si smarrisce davanti agli abissi più degradati dell’animo, che continua ostinatamente ad aver fiducia nei valori della condivisione, del rispetto, della tutela dei deboli, della generosità.
In momenti così bui come questi che stiamo attraversando, personaggi come Martin sono una sfida ai nostri egoismi e alla cura del nostro ‘orticello’, e ci ricordano che basta una fiammella di bene per rendere più vivibile il mondo.

Donatella Brusati

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