La fabbrica del diavolo – Simone Filippini



Simone Filippini
La fabbrica del diavolo
Sonzogno
Compralo su Compralo su Amazon

Tre tredicenni fanno rete a Marostica per scoprire cosa si nasconde di terribile in una fabbrica abbandonata. Così si potrebbe sintetizzare il romanzo d’esordio del vicentino Simone Filippini “La fabbrica del diavolo” (Sonzogno) che prende spunto dalla curiosità e dagli incubi adolescenziali di sempre per arricchirli di sfumature macabre e di tensione ideate da un trentatreenne innamorato di Stephen King e di altro ancora. 

La storia inizia come un young adult con protagonista Kevin, che dalla frizzante Toronto si vede catapultato in una cittadina di provincia nota per la suggestiva Piazza degli Scacchi ma brulica di problemi nascosti. Ben presto a Kevin, che si sente emarginato e viene preso di mira dai bulli della scuola, si affiancano due coetanei, Sara e Andrea, che vivono nello stesso palazzo. Nella notte di Halloween decidono di entrare insieme in una fabbrica abbandonata. La visita aprirà un vaso di Pandora non solo nelle loro vite, minate da problemi familiari, ma, a partire da una valigetta piena di organi, attiverà i tre ragazzini come investigatori amatoriali per scoprire quale potrebbe essere il filo conduttore di riti satanici, segreti e pregiudizi. L’autorità ufficiale è rappresentata dal padre di Andrea, un carabiniere poco propenso ad ascoltare l’intraprendente figlio. Sino a prova irrefutabilmente contraria.

Che cosa si nasconde in un giallo che fonde le dinamiche di un romanzo d’avventura con accenti horror e un pregevole crescendo di tensione avvicinandoci verso il finale? Parallelamente al mistero, Simone Filippini, noto su Tik Tok, sviluppa attraverso le dinamiche personali dei tre personaggi principali diversi temi di attualità come l’integrazione, il bullismo e la difficoltà di comunicazione tra adulti e ragazzini.

Un personaggio particolarmente azzeccato in questo dedalo di vicende è Nabil, un senzatetto di origini marocchine che dorme in fabbrica con il suo cane D’Artagnan. Parla in dialetto e conquista con il suo atteggiamento affettuoso che supera le barriere del pregiudizio. Lui crede a ogni parola dei ragazzini, ça va sans dire, ma arricchisce il loro mondo di nuovi orizzonti, che solo chi ha sofferto conosce.

Quanto c’è di autobiografico in questo romanzo? Sicuramente la fabbrica e una percentuale altamente sensibile dell’adolescenza dell’autore, come ha rivelato lui stesso nella presentazione del 12 marzo in Feltrinelli a Verona. Ma anche fatti di cronaca a cui Simone Filippini si è ispirato e le storie di amici e coetanei che hanno sofferto per situazioni familiari disfunzionali. 

Da notare che l’immagine con cui si presenta il libro è di Giordano Poloni, che Simone Filippini ha fortemente voluto in quanto appassionato dello scrittore statunitense Joe R. Lansdale, di cui l’illustratore e graphic designer italiano ha realizzato le originali copertine.

Monica Sommacampagna

Potrebbero interessarti anche...