La pista – Anne Holt



Anne Holt
La pista
Einaudi
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Fuori dalla pista.
Non c’è dubbio, i personaggi più interessanti sono quelli capaci di rialzarsi dopo una caduta. Uomini e donne che sono stati disarcionati dalla loro buona stella che, pur avendo accusato il colpo, hanno trovato la forza e il coraggio di rimettersi in piedi.
Molto spesso le storie della rinascita che si raccontano o sono al limite dell’agiografia oppure dell’autobiografia geneticamente modificata nella vanità. Apprezzo chi è riuscito a sfruttare la seconda opportunità, ha tutto il mio rispetto ma, se devo essere sincero, più che ascoltare un happy end proclamato dal palco preferirei essere gomito a gomito col malcapitato e vedere quanto è buio il fondo da cui riparte.
Insomma, alla festa preferisco la fatica.
Si impara con il dolore e il sudore e non con il brindisi e l’applauso.
Il primo grande ostacolo è resistere alla tentazione di scavarsi la fossa e infilarsi in un buco con la speranza di essere dimenticato da tutti. Ci si può arrovellare all’infinito ed espiare la colpa o scegliere di riscattare il danno e arrampicarsi verso la chiglia per tornare a navigare in buone acque.
Ritornare al mondo è una liberazione, un’avventura in cui si può scegliere chi o cosa essere.
La pista è il nuovo romanzo di Anne Holt pubblicato da Einaudi. Protagonista indiscussa dell’indagine è Selma Falck, ex atleta di fama mondiale ed ex ottimo avvocato, rovinata dal proprio vizio che si ritrova costretta a condividere con il gatto Darius lo squallore di un modesto appartamento nella peggiore zona di Oslo.
Con l’accusa di doping alla sciatrice di fondo Hege Chin Morell, le si presenta una buona occasione per tornare a vivere e strappare il proprio futuro dalle mani di Jean Morell, padre adottivo della sciatrice ed ex datore di lavoro che ha scoperto i suoi peccati. Proprio una scommessa tra i due è il motore dell’azione. Nel caso in cui Selma riuscirà a dimostrare l’innocenza della ragazza potrà cancellare i propri sbagli e, seppur con qualche limitazione, riappropriarsi della propria vita.
Quando inizia a investigare viene ritrovato il cadavere di uno sciatore della nazionale su cui grava il sospetto che abbia fatto uso di sostanze dopanti.
Non sono un amante della letteratura nordica e sono così pigro che dal divano di casa non riesco ad apprezzare nessun tipo di sport.
Queste due caratteristiche fanno di me la persona meno adatta per La pista.
Eppure, nonostante queste premesse, posso scrivere che il romanzo mi è piaciuto. Nonostante sia determinante, l’ambientazione sportiva non è ingombrante ma è fondamentale a far vivere tra le pagine lo sport nazionale della Norvegia. La trama non scivola sul percorso classico, effettua parecchi fuori pista e trascina il lettore verso strane azioni criminali per arrivare a un finale…
No, non vi dico di più, vi consiglio di iniziare la lettura.

Mirko Giacchetti

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