L’isola di Caronte



Alessandro Buttitta
L’isola di Caronte
Laurana
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“Meglio seppellire le proprie ambizioni che esser seppellito con le proprie frustrazioni”.

Dal prendere due lauree a finire a lavorare per un’agenzia di pompe funebri dall’insolito ed ironico nome – Vita Natural Durante –  il passo può essere davvero breve. Ed è ciò che accade all’originale protagonista di questo romanzo: il trentenne Andrea Mangiapane. 
Con la squadra di cui si ritrova a far parte,  composta dal nobile decaduto Giacomo Castiglia, dal duro Nino e dal ragazzo impulsivo, genio della tanatoestetica, Salvo affronta il suo primo incarico che prevede una trasferta ad Ustica, dove dovrà occuparsi del funerale di un giornalista trovato morto in strane circostanze. Andrea, curioso e intuitivo, comincia a a indagare. Ma sarà solo curiosità?
Una storia insolitamente gialla, che racconta in maniera surreale, leggera e a tratti divertente, della “Nera Signora”, come viene definita la morte in questo libro che ti lascia attaccato alla lettura fino all’ultimo rigo.  
Alessandro Buttitta coinvolge il lettore con una narrazione non comune, realista, che non lascia mai spazio alla mera illusione. Una narrazione dal ritmo ben calibrato, come ad avere un metronomo nella sua anima strutturale. 
Il coinvolgimento è totale, nell’intera storia, nei caratteri dei singoli personaggi, nella descrizione di un luogo incantato come Ustica. 
Il protagonista è colui però che ha la caratterizzazione più incisiva. 
L’autore gli disegna addosso un abito fatto di curiosità, spirito di osservazione, ascolto dettagliato di ogni minimo particolare. Un ascolto preciso, azionato coinvolgendo tutti i sensi, che lo porta a capire situazioni che sfuggono a chi conduce indagini in maniera tradizionale. 
Dando ampio spazio a questo ascolto, questo accattivante protagonista di un romanzo a cavallo tra il giallo, il noir e la satira, si dedica ad una scrupolosa analisi delle persone, scandagliando ogni loro minimo particolare senza tralasciare nulla. 
Con la leggerezza dell’umorismo, ma mai con superficialità, l’autore ci descrive la preparazione del cadavere per l’ultimo saluto, rendendo esilarante ma mai banale tale pratica; ci narra dell’inutilità per i defunti dei fiori sulla tomba, che servono ai vivi, in buona sostanza, più che ai morti; utilizza le formiche come metafora di vita perfettamente organizzata da cui prendere esempio. 

Di notte sognai le formiche. Avevano conquistato il mondo senza mostrare la superbia dei vincitori. Prudenti, avevano aspettato il tramonto dell’uomo. Con pazienza”.

In questo caleidoscopio di colori con le sfumature del nero, non mancano però attente considerazioni sulla corruzione del potere in Sicilia che genera malessere, clientelismo, insoddisfazione.
A far da sfondo, come un meraviglioso fondale teatrale dipinto a mano, Sciascia con la sua meraviglia, la sua indolenza, la sua riflessione profonda. 
L’isola di Caronte è un libro da leggere, con attenzione e dedizione per farsi traghettare, dal quel Caron Dimonio che è Buttitta, liberamente e con passione. Perché non si sa mai, potrebbe, all’improvviso 

verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

gridando: “Guai a voi, anime prave”!

Brunella Caputo

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