Carlo Barbieri
Ciccio e il mistero degli antifurto
Einaudi Ragazzi
Carlo Barbieri, dopo i due volumetti Dieci piccoli gialli 1 e 2 evidentemente graditi ai lettori, torna con un racconto più lungo: protagonista è sempre “il bambino che tutti chiamavano Ciccio perché in Sicilia è il diminutivo di Francesco, ma forse anche perché era un po’ cicciottello” (incipit che funziona non si cambia), il piccolo investigatore che vuole diventare un grande commissario di polizia, come Kalle Blomkvist di Astrid Lindgren, come Emilio di Erich Kästner. La nuova indagine inizia quando l’amica della mamma di Ciccio, Elena, commessa in una boutique di lusso, scoppia a piangere quando racconta che sarà licenziata – meglio usare termini più consoni alla vasellina – ovvero non le verrà rinnovato il contratto fra tre settimane insieme alle altre compagne di lavoro. Motivo? Da tempo si verificano furti di capi costosi i cui bottoni anti-taccheraggio vengono trovati nei cestini dei bagni e le telecamere di sorveglianza non registrano niente; perciò la colpa viene addossata alle commesse, pur senza prove.
Il ragazzino, fingendosi nipotino di Elena, riesce a insediarsi come osservatore nel negozio, ma non diremo come fa a scoprire come avvengono i furti, e addirittura collabora alla cattura di una ladra. Con un’altra intuizione individua il complice che aiuta a staccare i bottoni “anticatteggio”, come dice Ciccio. Quando arriva l’ispettore Cangemi, amico del nostro piccolo detective, il caso è già risolto. Così a Elena e compagne verrà rinnovato il contrattino di precarie vita (probabilmente per altri tre mesi) e va bene così.
È una storia molto semplice e senza troppe pretese, ma con un andamento svelto e brioso, divertente per chi ha appena imparato a leggere autonomamente ed è curioso sveglio e tosto. Contemporaneamente esce il secondo numero della serie Piccoli gialli Ciccio e la vendita dell’immondizia abbandonata. Provaci ancora Karl!
Da 7 anni.
