Insolito e grottescamente noir, uno spaccato di vita di paese visto con gli occhi e la mentalità di una banda di dodicenni di diversa estrazione sociale in una lontana esatte degli anni ’60. E gli stessi personaggi messi di fronte a un drammatico presente trent’anni dopo. Massimino, Attila, Cavanesio, Federico ed Eva sono ancora bambini quando, presi dall’uggia e da una crudele incoscienza, in un macabro gioco una domenica di giugno dopo aver siglato un patto di sangue decidono di uccidere Benny Mordiglia, uno straccione, considerato lo scemo del villaggio che vive in una cascina abbandonata, la Migliora, circondata da sterpaglie e vaga tutti i giorni sporco e ubriaco. La sua presenza disturba, Benny è lo scomodo testimone di alcune debolezze umane, suscita timori in paese, tutti lo disprezzano e benché non abbia mai fatto male a nessuno, tanti si augurano “che il diavolo se lo porti via”. Lunedì 18 giugno Benni viene ritrovato morto in fondo al pozzo da Santino, il chierichetto del parroco. Qualcosa è accaduto, ma cosa? Il giorno prima, il 17, i cinque ragazzi della banda dopo essere andati alla cascina, decisi a far fuori lo straccione, si erano divisi, prima che scoppiasse un terribile temporale. Uno di loro l’ha ucciso? Ma la versione ufficiale decreta che Benni, ubriaco, è caduto nel pozzo da solo e il caso è chiuso. Teatro della prima parte – quella delle rodomontate, quella che conta, quella che a distanza di trent’anni innesterà l’assurda tragedia, causata da quella che appare solo una lucida e efferata vendetta che travolgerà tutti senza distinzione buoni e cattivi – è Altavilla, piccolo borgo del basso Monferrato, nel 1962. Tempi lontani ad Altavilla paese vinicolo di collina a strapiombo sulla Val Maggiora – rare televisioni private con Carosello a fare da fulcro familiare – dove il trionfale arrivo di un juke box nel bar della piazza bassa è un avvenimento epocale e la festa di compleanno di Massimino – il maggiore dei ragazzi che compie 13 anni – un vortice di trasgressioni con i primi sfrenati impulsi adolescenziali legati al sesso. L’estate nera è una storia in due tempi come un film: il primo ambientato nel boom economico degli anni ’60 , vissuti nella provincia che funziona da cassa di risonanza al cambiamento in atto. Il secondo, quasi trent’anni dopo, con i protagonisti e i coprotagonisti di quell’estate indimenticabile – tre di loro sono stati allontanati dalla vita – che si ritrovano ad Altavilla per una drammatica resa dei conti. Ma il passato,che dormiva soltanto, si riaffaccia con prepotenza quando nel 1991, per far posto al cimitero, il corpo di Benny Mordiglia viene riesumato e il chierichetto d’allora diventato il medico del paese scopre un buco tondo nel teschio che sembra un colpo di arma da fuoco. Se assassinio è stato, il maresciallo dei carabiniere Monzeglio è costretto a indagare. Tornano alla luce lontani particolari pericolosi, testimonianze che ricordano bravate tra ragazzini. Esplodono vecchie ruggini tra i componenti della banda di allora. Chi ha ucciso Benni Mordiglia? Il sospetto innesta una contorta spirale di violenza e di follia, ognuno dei protagonisti dubita degli altri, l’incubo si fa strada pericolosamente in un crescendo che porta inesorabilmente allo stravolgimento della realtà. In una rivisitazione anni ’80 e giorni d’oggi del libro e con per scenario Oria in Puglia, uscirà tra poco il film, “Eppideis”, diretto da Matteo Andreolli con Gianmarco Tognazzi nella parte del maresciallo Monzeglio.
L’estate nera
patrizia debicke