Molti autori si stanno orientando a un genere di noir che definirei psichiatrico: esplorano la mente dei criminali, descrivendo nei dettagli i loro pensieri e sensazioni, il processo mentale che li porta a commettere azioni tremende e a delinquere, analizzando ogni particolare anche il più sconvolgente.
Un modo relativamente nuovo, interessante, per far conoscere ai lettori le caratteristiche di personalità gravemente disturbate, quelle su cui il pubblico s’interroga, di fronte a fatti efferati che la cronaca continuamente propone. L’autore dichiara che il fatto è realmente accaduto nel 2010, e sì, è più che possibile.
Un delitto: il morto è un giovane di 22 anni, André Pacini. Con una metamorfosi si apre il libro e la citazione di Kafka è palese: ma invece dello scarafaggio vivo, c’è un alter ego artificiale, meccanico, del protagonista che si dichiara morto, assassinato dalla madre e nascosto in un freezer nella cantina di una normale casa milanese. Una madre sdolcinata, un ragioniere, amministratore del condominio, un vigile urbano, la ragazza di André, ma anche invasori provenienti dallo spazio intervengono nell’allucinato racconto.
Tutto il libro è il delirio dello schizofrenico paranoide Andrè, Io Narrante, scandito dal ritmo serrato e ansiogeno delle sue allucinazioni e dei suoi incubi atroci, dalle azioni assurde di persone umane o aliene che lo perseguitano, perché la mente malata è capace di creazioni che superano in orrore qualunque fantasia.
Consigliato agli stomaci forti.
La madre assassina – Ermanno Cavazzoni
Tiziana Viganò