Un ragazzino borghese, torchiato a scuola dai bulli, scopre in un barbone il piů improbabile dei mentori. Vive la strada sulla sua pelle e cresce piů selvatico del maestro, fino al punto di non ritorno, quando la violenza irrompe nella sua vita.
Massimo Lugli, giornalista abituato alla peggior cronaca nera, si trasforma in cantastorie e parla di crescita, di iniziazione, della difficile transizione dall’etŕ adolescente a quella adulta. Dopo il botto di La legge del lupo solitario tornano le stesse sensazioni dei bassifondi, le voci di periferia in una Roma piů cattiva e pericolosa che mai. Il viaggio all’indietro nel tempo parla la lingua della memoria, della nostalgia. La prosa si fa fiaba e si insinua nelle corde emotive del lettore, suscitando in lui empatia e immedesimazione.
Nonostante cerchi di prendere le distanze dai suoi personaggi, e per dimostrare la sua coerenza li getta in mischie selvagge, il narratore č il primo a credere nei suoi eroi, cosě da trasmetterne la vitalitŕ. Scontri, ideali, amicizia. Sono gli ingredienti per un romanzo criminale che attraverso la formazione del Lupo rispecchia il passato feroce di un’Italia che, pur non esistendo piů, resta attuale e necessaria.