L’isola – Ragnar Jonasson



Ragnar Jonasson
L’isola
Marsilio
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1997. Una disabitata isola vulcanica al largo delle coste meridionali dell’Islanda è il luogo scelto per la rimpatriata da quattro amici di vecchia data che si sono però persi di vista negli ultimi 10 anni. L’occasione è l’anniversario di un terribile evento che ha in qualche modo cambiato le loro vite. Dieci anni prima, una ragazza della compagnia, la sorella di uno di loro, era stata brutalmente assassinata. A finire in galera, dopo un’indagine sommaria, era stato suo padre. Quello che nei piani dei ragazzi doveva essere un incontro celebrativo tra amici, tuttavia si rivela ben presto molto più difficile e doloroso del previsto. Si accorgono che gli eventi e gli anni passati li hanno fatti diventare degli estranei, che il tentativo di ritrovare la giovinezza perduta soccombe nel ricordo di un evento che li fa rabbrividire e sul quale incombono ancore troppe ombre. 

Non c’è più l’intimità di un tempo, tra loro aleggiano l’imbarazzo e il senso di colpa per verità non dette. Tutti i protagonisti si accorgono di non essere riusciti a lasciarsi il passato alle spalle. Il tragico evento, nonostante per la giustizia sia un caso chiuso, torna a presentare il conto. Un conto salatissimo che porterà a una nuova vittima. 

Ma si tratta di incidente, suicidio o omicidio?

A indagare sul caso arriva Hulda Hermasdottir, alla sua seconda apparizione nei libri di Jònasson. Una donna segnata da un tragico passato, condannata a non fare carriera in un mondo maschilista, che affoga solitudine e dolore nel lavoro. 

Interrogando i quattro amici, Hulda si accorge subito delle troppe reticenze. Che questo caso abbia attinenza con gli eventi di dieci anni prima? Sicuramente la verità è da trovare su quell’isola deserta, dove c’erano solo quattro persone al momento dell’incidente. Quello che è certo è il caso è destinato a fare scalpore in un paese con un tasso di criminalità bassissimo.

L’isola è una lettura agile e veloce, segnata da capitoli cortissimi che inizia con un lungo flashback sui fatti accaduti dieci anni prima. Nel procedere della storia, Jçnasson induce a riflettere sul senso di colpa, su quanto il passato condizioni le nostre vite e sulla solitudine. Ci fa dare un’occhiata ravvicinata alla vita dell’isola in quegli anni, con un maschilismo imperante in polizia e la necessità nei piccoli borghi di mantenere la facciata di rispettabilità a qualunque costo.

I freddi paesaggi artici, rocciosi, aridi e spogli, si riflettono però un po’ troppo nella scrittura e nei personaggi, non riuscendo a scatenare l’empatia necessaria per appassionare. È come se tra il lettore e la storia rimanesse una barriera di gelo che impedisce di immergersi completamente nella trama.

La quarta di copertina riporta una frase del New York Times: “Uno dei migliori intrecci creati da Ragnar Jonasson, avvolto in quell’oscura atmosfera nordica che tanto amiamo”… ecco, forse è un po’ troppo oscura… e fredda.

Cristina Aicardi

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