Io sono il castigo – Giancarlo De Cataldo



Giancarlo De Cataldo
Io sono il castigo
Einaudi
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Uno sguardo dal passato.
“Nessuna trama operistica può essere sensata, perché in situazioni sensate la gente non canta”
W. H. Auden.
Sin da bambino non ho mai sopportato i film della Disney. Non riuscivo a capire il perché – di punto in bianco – i protagonisti si mettessero a cantare. Erano allegri, allora tutti a saltellare e finire le frasi degli altri, se invece la tristezza esondava molestavano gli uccellini sui rami per indurli al pianto e, quando qualcuno si innamorava, mani sul cuore manco fosse un infarto.
Nella realtà queste cose non accadano.
Se due persone devono litigare, non fanno la gara a chi gorgheggia più forte ma emetteranno una serie di urla scomposte e non useranno un linguaggio aulico ma sganceranno insulti a grappolo.
Crescendo ho scoperto l’opera lirica, l’antesignana della cantoria targata Topolino & Co., ma pensate che l’abbia subito scartata?
No, non è andata esattamente così. Leggendo Nietzsche ho saputo che aveva litigato con un certo Wagner…
Per scoprire perché il compositore tedesco era così antipatico al filosofo con il martello sono andato a leggere tutti i libretti d’opera e li ho trovati molto interessanti. Dopo ho anche scoperto gli altri compositori italiani ma, lo ammetto, sono una brutta persona perché proprio non riesco a sopportare di sentirli cantare.
Io sono il castigo di Giancarlo De Cataldo è il nuovo romanzo in cui i lettori possono conoscere Manrico Spinori, altrimenti noto agli amici come Rick. Il personaggio in realtà ha un cognome più lungo per via delle sue origini aristocratiche, fa il magistrato ed è un melomane incallito.
Alle prese con un incidente stradale in cui muore Ciuffo d’oro, un vecchio crooner melenso della musica italiana degli anni ’60 e ’70, si ritrova per le mani un omicidio che richiama l’attenzione degli avvoltoi televisivi e solletica gli stati d’animo della rete.
Con le indagini e la ricerca del colpevole emerge che il cadavere sbalzato fuori dal rottame dell’auto non ha nulla a che spartire con l’immagine pubblica che si è costruito negli anni ma, come tutti, è molto più simile alla personalità che ha nascosto nel doppio fondo della propria intimità.
La squadra investigativa con cui collabora è tutta al femminile e la nuova arrivata Ispettore Cianchetti, una donna con un carattere forte e indipendente, spesso turba le dinamiche del gruppo con la propria esuberanza.
Manrico Spinori è un “Contino” che vive in un palazzo nobiliare, sempre pronto a sfidarsi per capire se è all’altezza della situazione, ha un carattere d’altri tempi e non è affetto dalla frenesia e dalla schizofrenia del presente. Ha un rapporto speciale con il proprio maggiordomo ed è intrappolato in legami affettivi con una madre ludopatica e un figlio adolescente con cui non riesce a legare del tutto.
Nonostante l’avversione per l’opera, ho molto apprezzato il tentativo di rileggere i fatti e le dinamiche del delitto attraverso le citazioni della Lirica Italiana.
Per certi versi è una malattia che affligge anche me, ma ai versi preferisco le sequenze delle pellicole o gli aneddoti storici.
Non c’è bisogno di spiegare chi è Giancarlo De Cataldo, ha ampiamente dimostrato la propria bravura e non delude nemmeno in questa nuova prova.
Buona lettura.

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