Lo chiamavano Gladiatore



Andrea Frediani. Massimo Lugli,
Lo chiamavano Gladiatore
NewtonCompton
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Un’accoppiata vincente per un esperimento indovinato. La Roma del passato e quella del presente scritta e vissuta per noi da due “signori che sanno scrivere”. Un sodalizio a tavolino che produce senza timori due storie fatte di similitudini e parallelismi e che consente ad Andrea Frediani e a Massimo Lugli di affrontare in souplesse un viaggio nel tempo di più di 2000 anni, le cui vicende hanno come sfondo comune Roma: capitale dell’impero, vogliosa e crudele spettatrice di scontri mortali, culla e palestra delle più famose scuole gladiatorie da una parte, e la Roma di oggi, la metropoli dura, senza pietà, altrettanto violenta quanto lo era in passato turpe incubatrice di lenoni e prostitute e di incontri clandestini di lotta all’ultimo sangue. Due storie parallele che si alternano, scambiandosi capitolo dopo capitolo.  Roma, I secolo d.C., sotto l’imperatore Tito. Aurelio Cecina, uomo libero, bello, viziato, un vitellone dell’epoca imperiale, con un fisico scultoreo e velleità di combattente, riesce a bruciare il cospicuo patrimonio di famiglia in una ridda di investimenti sbagliati che lo mettono sul lastrico. Costretto a dichiararsi fallito e in mano agli strozzini, decide di rinunciare alla sua libertà e vendersi come gladiatore e battersi per poter pagare debiti. Finisce così come apprendista nelle mani di una lanista che dirige una scuola gladiatoria di buon livello. Aurelio ha coraggio, iniziativa e voglia di imparare e dimostra presto talento nell’arena come reziario, ma deve far fronte allo scherno e all’accesa rivalità sia dei compagni che dei combattenti più famosi. Un insperato appoggio gli arriverà da Clovia, donna di mezzetà, senza scrupoli, di costumi sfrenati e lascivi, giocatrice inveterata,  moglie in odore di divorzio di un vecchio senatore, che cerca carne fresca e vigorosi amanti tra i gladiatori , e che, in virtù di una misteriosa antica pozione gallica, riesce ad accrescere le capacità atletiche dei suoi protetti su cui scommette… Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. E quale?
In parellelo, nella Roma dei nostri giorni, Valerio Mattei, finito in bolletta per colpa  del suo socio in affari, si ritrova protestato e quindi senza più carta di credito, fido bloccato, tormentato dai creditori, dalla ex moglie, dagli avvocati, dal padrone di casa che pretende che paghi l’affitto e in ritardo con le rate della Jeep Renegade con la quale circola. Poi zac, come se non bastasse a complicargli ancora più la vita tra capo e collo gli piomba una cotta abissale o meglio quello che sembra vero amore ma la ragazza, una bella romena bionda dalle lunghe gambe affusolate, batte. Insomma fa la prostituta, e Valerio, innamorato perso, vuole ricomprarla dal suo protettore. Ma per farlo ci vogliono 30.000 euro che lui non ha. Il pappone non fa una piega e per guadagnarli gli propone di partecipare a combattimenti clandestini senza limiti. Se vince gudagnerà 10.000 Euro ogni incontro, se perde 2000. Valerio esperto di karate e kyoshin kai di buon livello e che ha sempre praticato con successo arti marziali, accetta. Il suo nome di battaglia sarà Gladiatore. Ma combattere e riuscire a sopravvivere, in quel giro criminale di scommesse e violenti scontri organizzati , non è facile. Valerio sarà costretto a cercare una soluzione estrema che prevede anche la morte dietro l’angolo. E, per quanto strano possa sembrare , sarà proprio questo il fil rouge che collegherà il destino di Valerio Mattei a quello di Aurelio Cecina. Sono passati più di duemila anni, ma per i nostri due gladiatori, quello del passato e quello di oggi, dietro l’angolo si nasconde la stessa minaccia che potrebbe distruggere le loro vite. Infatti questa è l’amara regola. Il tempo e la storia non riescono mai a insegnare qualcosa e l’uomo sembra aver imparato poco o nulla dagli altrui tragici errori e, preda delle proprie debolezze, finisce con il fare sempre scelte sbagliate. La cronaca del passato ci narra di gladiatori completamente disumanizzati dalla violenza in quella Roma Imperiale che offriva al pubblico spettacoli sempre più cruenti, spettacoli in cui, per divertire la folla, doveva scorrere sangue a fiumi . Oggi ben poco è cambiato. La cronaca attuale narra ancora la prevaricazione della schiavitù sessuale, il pugno di ferro mafioso e la violenza di tanti combattimenti clandestini. L’uomo e i suoi sbagli, le sue leggerezze, la fragilità dell’esistenza, la mancanza di morale, rendono la doppia storia, creata da Frediani e Lugli, spaventosamente attuale e un’occasione che ci obbliga a riflettere. Perché il gladiatore di ieri e il moderno karateka sono come due facce che si guardano nello stesso specchio. L’ieri riaffiora nel presente, con due protagonisti affratellati attraverso il tempo da una stesso destino e che per disperazione cedono al lato oscuro presente in tutti noi. I motivi, poi, ci sono tutti: il tracollo finanziario e la caduta da una vita di agi e tranquillità a una quotidiana e dura lotta contro i debiti e i creditori, caduta che trasforma entrambi in combattenti a ogni costo. Entusiasmante, feroce e ricca di scontri nell’arena la vita di un gladiatore nella Roma antica. Squallida, sciagurata e bestiale, dove vige solo la legge del più forte, la vita di un combattente clandestino chiamato gladiatore nella Roma moderna. Un romanzo che parla di esistenze sprecate con leggerezza, della disperazione che porta a scelte estreme, a vere e proprie follie alla ricerca di un riscatto e di una seconda possibilità, senza nessuna certezza di farcela.

 

 

Patrizia Debicke

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