Pochi inutili nascondigli



Faletti Giorgio
Pochi inutili nascondigli
Baldini Castoldi Dalai
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Viene riproposta questa recensione apparsa sul n. 2 di MilanoNera cartaceo:

Un paio di anni fa avevo sentito Giorgio Faletti raccontare che prima di pubblicare Io uccido aveva scritto alcuni racconti che erano rimasti nel cassetto per molti anni.
In “Pochi inutili nascondigli” qualcuno appartiene a quel periodo. 
Una gomma che cancella muri case e persone in mano a un cartoonist di successo straziato nell’anima da un tradimento, un gruppo di anziani che riecheggia “Amici miei” alle prese con il mistero di una signora tedesca un tempo bellissima e del marito,  un tram senza autista che si perde nel nulla con a bordo un perfido professore, le pietre del “Campo Duro” che si scagliano da sole e uccidono chi non è in sintonia con la campagna del Monferrato, un mostro sentimentale che vive nascosto in un lago e difende una giovane donna, zio e nipotina alla ricerca di un divo TV scomparso in Giamaica e un uomo lupo su un set cinematografico sono i temi trattati.
Quasi tutti i protagonisti sono persone cupe, solitarie e tristi per natura o per grandi dolori accomunate dall’angoscia che si trasforma in crudeltà.
La scrittura è semplice, diretta, quasi colloquiale, facilmente comprensibile condita da alcune battute da cabaret che sono forse il segreto del grande successo di vendita.
Il genere è noir-surreale, le vicende così come sono narrate possono accadere solo sulla carta.

Ambretta Sampietro

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