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In una New York piovosa, a metŕ fra “Blade Runner” e Gotham City, il solito psicopatico con ossessioni edipico-religiose ne ha inventata un’altra. Stavolta rapisce coppie di fratellini e costringe i genitori a scegliere: il bambino che decideranno di salvare sarŕ restituito illeso; l’altro verrŕ ucciso nella piů raccapricciante e cervellotica delle maniere.
Il nevrotico e tormentato agente dell’FBI Craig Dabercourt tenta di fermarlo ma finisce catturato in una spirale morbosa di identificazione che gli fa perdere ogni certezza su se stesso. Intanto, il serial killer prosegue nella sua sistematica follia, nonostante le mirabolanti elucubrazioni dei profiler e la doppia caccia all’uomo scatenata dall’FBI. Riuscirŕ il nostro eroe, eccetera?

L’ambientazione americana non inganni: da bravi italiani, gli autori non sanno rinunciare alle bellurie stilistiche e ad una scrittura barocca ed enfatica. Dove a un anglosassone bastano tre parole, loro ne impiegano venti: un inutile profluvio di aggettivi e similitudini, condito da dialoghi da soap opera. Il risultato č un libro prolisso e lutulento, nel quale, per di piů, tutto č scontato, i personaggi, il vano dibattersi degli investigatori, le dozzinali analisi della psiche dell’omicida.

L’idea di fondo – l’assassino che demanda ad altri la scelta fra due possibili vittime – č la medesima di “50/50 Killer”, altra trucida rielaborazione dei thriller d’oltreoceano targata UE e, proprio come nel romanzo francese, gli autori tentano di superare il modello spingendo al massimo il pedale dell’efferatezza. Infatti, caratteristica saliente del romanzo č il susseguirsi di orrori, costruiti a tavolino al solo scopo di “épater” il lettore. Evidentemente, a Zarini e Novelli č sembrato poco inventarsi un assassino di bambini, cosě hanno ben pensato di varcare la soglia dell’indicibile ed infliggere alle piccole vittime sofferenze orribili, morti mostruose e sempre piů efferate, fino all’estremo, a mio avviso costituito dalla sorte riservata ai due fratellini ispanici, e quello non č neppure l’ultimo delitto.

Eppure, tanta truculenza non vale a coprire la staticitŕ dell’intreccio: per capitoli e capitoli fuori piove, il pazzo rapisce e macella un bambino, tutti si interrogano e il protagonista si arrovella; solo a circa tre quarti del libro, la storia riprende ad avanzare. Lentamente. Finchč , poco prima dello spirare delle cinquecentoventidue interminabili pagine, arriva la soluzione, nelle forme di un espediente da commedia plautina che avrebbe fatto arrossire, non dico Chandler, ma persino SS Van Dine. Ed il rush finale degli ultimi capitoli non cancella la sensazione di avere scalato una montagna (di carta) solo per contemplare un minuscolo topolino.

donatella capizzi

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