Tennis, tv, trigonometria, tornado



david foster wallace
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Le infinite risposte esponenzialmente crescenti alle battute tennistiche, la matematica trigonometrica innata negli abitati dell’Illinois per via dei continui tornado che si abbattono su un territorio a scacchiera, cosa vuole dallo spettatore il visionario David Lynch, la televisione come arte popolare fondata sull’ironia, le fiere agricole del mid-west americano: tutto questo e molto altro in “Tennis, TV, Trigonometria, Tornado”, una raccolta di articoli e saggi che fa pensare al lettore che esiste una possibilità di guardare e descrivere tutto l’osservabile, se ti chiami David Foster Wallace. Riesce a spiegare tutto, a inquadrare ogni possibile meccanismo della vita e delle sue attività in frasi perfette, spaventose da quanto normalmente pulite e chiare nel loro intento di mostrare un idea sulle cose. Qualcuno potrebbe chiedersi a che pro leggere dei saggi su Andre Agassi o impressioni personali di un tizio con la sua ex a una esposizione di maiali? La risposta è: perché con DFW ci si diverte a scoprire cose di cui non avevamo interesse, si sorride a leggere un pensiero che tu stesso avresti pensato ma non avresti mai saputo comunicarlo con tale puntualità, si condividono naturalmente opinioni cotte e mangiate dall’autore senza voler dire o pensare nulla di più di quello che ha detto lui sull’argomento da quanto eccezionalmente normali e condivisibili esse sono. Qui il punto di vista diventa dato di fatto, non puoi non dargli ragione da quanto affascinante, esilarante e interessante è ciò che ti propone. Senza snobismo letterario, semiotico, linguistico o qual si voglia pomposo metodo accademico DFW tiene lezioni universitarie da un pulpito che è la sedia del bar accanto alla tua mentre insieme vi bevete una birra, leggere questo libro è come fare una conversazione piena di risate col tuo migliore amico, un amico che però è anche un genio della saggistica e l’argutezza del letterato permea tutte le chiacchiere in allegria che ti fai con lui. Si può leggere in questo libro tutto lo spirito d’osservazione e la brillantezza mentale di un autore che non si rivelerà mai supponente o fastidiosamente spocchioso nei confronti delle piccole cose della quotidianità, anzi l’animo umile che molto raramente si trova nei geni in DFW è distillato nella più pura delle personalità letterarie che non farà quasi mai dire a chi lo legge: “che sbruffone saccente!” neanche quando sparge matematica cantoriana nel tennis o sguardo filosofico sulle magliette umoristiche delle bancarelle.

matteo cavazzon

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