Cultura gratis in rete? Sì, ma a caro prezzo

In rete, si sa, ci trovi di tutto. Anche siti e blog di critica letteraria, alcuni dedicati esclusivamente al noir. Tutto gratis, a portata di click. Ma è davvero tutto gratis o la gratuità di Internet ha un prezzo?
Prima di rispondere, permettetemi di aprire una parentesi. Circa sei mesi fa ho fondato, insieme ad alcuni amici scrittori, un blognoir dedicato alla letteratura gialla e poliziesca. Si chiama MilanoNera il lato oscuro della scrittura e lo trovate a questo indirizzo http://www.milanonera.com
Il progetto è nato per caso, dalla voglia di condividere in rete le recensioni dei gialli che più ci erano piaciuti. Da qui si è aperto un mondo: in poco tempo questo gioco si è quasi trasformato in una professione. Nell’impresa ho coinvolto amici scrittori, critici letterari, giornalisti, appassionati di noir. Il tam tam ha fatto il resto: nel giro di pochissimo tempo MilanoNera è diventata un punto d’incontro per moltissimi appassionanti; ad oggi più di diecimila ogni mese.
L’approccio che abbiamo scelto: pubblicare soprattuto recensioni perché, secondo noi, la gente che ama leggere è sempre alla ricerca di buoni consigli di lettura. Tutto qui.
Semplice, tanto per stare in tema noir, il nostro modus operandi: leggere, scrivere una recensione, dare un voto. Perché i libri costano. E perché vale la pena leggere soltanto buoni libri. Libri non necessariamente appena pubblicati ma che ci piacciono o ci sono piaciuti. Non cerchiamo solo tra le novità (dove sta scritto che i libri nuovi sono più belli?) ma anche tra quelli del passato sforzandoci di sfatare, e di combattere al contempo, la terribile legge editoriale secondo la quale dopo tre mesi un libro è morto e sepolto. Per noi non è così: un bel libro rimane per sempre tale. Oltre a questo abbiamo dialogato ed intervistato moltissimi autori tra cui Alfredo Colitto, Andrea Carlo Cappi, Barbara Garlaschelli, Eraldo Baldini, Grazia Verasani, Loriano Macchiavelli, Luca Di Fulvio,Valerio Varesi e molti altri.
La fortuna del progetto, probabilmente, è stata il fatto di uscire dagli schemi commerciali classici dell’editoria. Non ci siamo incagliati nelle secche della velina stampa, abbiamo ignorato i diktat delle tirature stellari e delle campagne promozionali tambureggianti. Volevamo raccontare il giallo così come lo percepivamo, compiendo un’azione scontata, quasi desueta: prima leggere e poi recensire. Anche i romanzi delle case editrici più piccole dove, spesso, si fa la parte più faticosa, e nobile, del mondo editoriale: lo scouting.
Tutto questo, naturalmente, ad un prezzo: nessuno di noi percepisce alcun compenso.

Tuttavia, come dicevo all’inizio, quella che è nata come passione si potrebbe trasformare in professione. In fondo, la nostra redazione lavora già come un inserto letterario di un quotidiano: gli editori ci spediscono i libri, gli uffici stampa ci sollecitano, le nostre recensioni compaiono in bella mostra nelle rassegne stampa. Tutto a costo zero per gli editori, se non la copia omaggio che ci mandano. Quando ce la mandano.
La differenza fra la rete e la carta stampata sta in questo: lo stesso servizio, la stessa recensione, sul secondo media è pagata, su Internet no. A ragione direte. Può darsi. La critica letteraria in rete, in fondo, ha sempre incarnato il desiderio di non allinearsi con la critica ufficiale. Sul web si può sperimentare, lanciare il sasso senza poi essere costretti a ritrarre la mano. Ma non paga. Si legge per passione e si scrivono recensioni per interagire con altri appassionati; un po’ come trovare un tesoro e non aver nulla da perdere, anzi tutto da guadagnare, nello spartirlo con gli altri…
L’interattività della rete è la marcia in più: il potere del lettore di confutare la tesi del recensore e di confrontarsi con lui. E’ una forma affinata e privilegiata di passaparola che, ve lo confermeranno tutti gli addetti ai lavori, è il quid che può decretare o meno il successo di un libro. Un formidabile strumento di marketing, a costo nullo per gli editori.
Che fare dunque? Risposte non ne ho, ma un timore sì; la rete è libera perché ancora non ci hanno voluto mettere le mani: se un grosso gruppo editoriale investisse sul serio, acquisendo massicciamente siti e blog, così come ad esempio ha fatto Google con YouTube quando questo sito ha cominciato ad attirare milioni di utenti, succederebbe che, anche in rete, qualcuno disposto a cedere alla tentazione d’allinearsi ci sarebbe…
Il quesito a questo punto è semplice: meglio essere liberi e squattrinati o avere le tasche piene e sommergere il lettore di veline stampa a raffica?

[Articolo pubblicato sul numero 9 di Europolar maggio-luglio 2007]

paolo roversi per Europolar

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