Il ritorno del colonnello Arcieri



Leonardo Gori
Il ritorno del colonnello Arcieri
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Parigi, maggio 1968. Tra i passanti che osservano dal marciapiede gli studenti in rivolta invadere i boulevard c’è anche Bruno Arcieri. A Parigi Arcieri si sta nascondendo: da chi ha cercato di ucciderlo, dai ricordi, dai rimorsi, dai fantasmi del passato. Si fa chiamare Marcel, aiuta nella cucina di un bistrot e si è fatto pure crescere la barba. Ha trovato anche uno sguardo amico, quello di Marie, ma è inquieto, si sente braccato, ed è stufo di scappare. Così, quando gli “amici” gli consigliano di lasciare la città e cercarsi un altro rifugio, magari in Spagna, Arcieri non ci sta. Sì, lascerà Parigi, ma per tornare a Firenze, per saldare i conti sospesi, fare chiarezza, forse giustizia, e combattere un’altra battaglia, anche se dovesse essere l’ultima. Alla fine di un viaggio avventuroso, l’uomo che il 15 maggio 1968 scende dal treno alla stazione di Santa Maria Novella non è più Marcel, è il colonnello dei Carabinieri Bruno Arcieri. E tornato, e non per stare a guardare.

Il colonnello dei carabinieri Bruno Arcieri  è così tornato nella sua Firenze. Leonardo Gori, il suo creatore, ci ha fatto attraversare con lui i decenni più difficili della nostra storia del Novecento, e l’abilità dell’autore è stata quella di averci narrato attraverso i colori del giallo e le avventure di Arcieri, mezzo secolo della storia d’Italia. Arcieri è un personaggio forte, complesso, attaccato allo Stato che ha servito sempre fedelmente, rimanendo a volte invischiato in storie ora belle, ora brutte, ora ambigue, ora scottanti, ma non perdendo mai il senso dell’etica e dell’onore. Ora Arcieri è a Parigi. Siamo nel 1968, nel pieno della contestazione studentesca, con gli scontri tra polizia e manifestanti nel Quartiere Latino. Per l’ex colonnello non c’è pace, i suoi nemici sono sulle sue tracce, e lui deve scappare di nuovo, ma stavolta s’impunta: basta fughe, vuole tornare a Firenze e risolvere la sua situazione. E soprattutto capire cosa c’è dietro. Chi gli dà la caccia ? Chi lo vuole morto ? Chi gli ha sabotato la macchina l’anno prima facendolo precipitare in una scarpata mentre era nell’alta Versilia ? Chi ha ucciso il giovane Andrea, suo vicino d’ospedale ? Ecco che Arcieri, conciato quasi come  un barbone, arriva a Firenze dove intanto sta cominciando a fiorire la rivolta studentesca e i cortei occupano le strade similmente a Parigi. L’ex colonnello viene fatto ospitare dai suoi protettori francesi in una sorta di comune, in una villa al di là del Mugnone. Qui Leonardo Gori ci offre alcune tra le pagine più vive del suo romanzo, sbizzarrendosi nel presentare una schiera di personaggi di varia estrazione, età e passato:  molti ” perdenti “, altri “perduti” (non lo è lo stesso Arcieri ?), ma tutti alla fine con la voglia di vivere e di trovare una ragione per farlo. Arcieri sarà determinante nel dare loro la spinta per arrivare a una sorta di riabilitazione collettiva. Son quasi tutti giovani, uomini e donne, alcuni molto disinibiti, dai costumi abbastanza liberi, Arcieri ne vincerà la diffidenza conquistandoli con il cibo dato che ormai è un ottimo cuoco. Avrà  i suoi problemi con alcuni di loro ma alla fine, con un’abbuffata finale allargata anche a nuovi amici, sancirà un’ alleanza dimostrata anche sul campo e si lasceranno in buon armonia. Ma se questa è la parte più nuova del racconto, Arcieri nel ritrovare Firenze, ritroverà  tante figure del suo passato che si riveleranno determinanti anche nel suo presente. Nel romanzo spiccano tre belle figure di donne. Quando Arcieri rimette piede a Firenze, ogni angolo della città gli ricorda quella bella ragazza bionda che lui aveva amato, riamato, tanti anni prima: Elena Contini, ebrea. Avevano sperato di sposarsi, poi le vicende della guerra  li avevano allontanati , lei si era trasferita in Israele e si era sposata con un ufficiale del Mossad. I due però  non si erano mai persi di vista. Adesso Arcieri sa che lei è a Firenze e il loro incontro sarà decisivo per la definitiva resurrezione di Arcieri. La seconda donna del romanzo è Nanette, una vecchia amica dei tempi di guerra, una spia doppiogiochista che era stata anche al suo servizio, una sorta di Mata Hari a cui Arcieri era molto legato. E poi una giovanissima e disinibita hippy, Berta, il personaggio forse più fresco e originale di questa storia. Ma i personaggi sono veramente tanti, vogliamo citare un maresciallo dei carabinieri, un po’ comunista, un po’ con la vocazione dell’angelo custode per l’eterogeneo gruppo che abita la villa. Inizialmente accoglie con una certa diffidenza il nuovo venuto, poi piano piano tra i due scaturirà una sorta di intesa, ancora prima che Guerra venga a sapere con chi ha effettivamente a che fare. Leonardo Gori che ricordiamo proprio con Arcieri aveva vinto uno Scerbanenco nel 2005, torna quindi con Il ritorno del colonnello Arcieri alle sue origini di scrittore di gialli, pur avendoci dato in questi anni gialli storici, saggi sul cinema e sui fumetti ma, insomma, non è possibile  avere un Arcieri a portata di mano e non sfruttarlo. Ha scritto un libro completo, intenso. Gori sa tratteggiare delle figure vive  e reali anche con brevi accenni, e tutte queste figure danno un sapore di ” commedia umana” che dona un ulteriore valore all’opera al di là  della pur efficace trama  di genere.

Giuseppe Previti

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