L’abbazia dei cento delitti



Marcello Simoni
L’abbazia dei cento delitti
Newton Compton
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In arrivo in libreria il 2 luglio il secondo episodio della Saga abbaziale di Marcello Simoni,
Tanto per aiutare i lettori a riprendere il filo della narrazione, due parole sull’epilogo dell’episodio contenuto nel precedente libro: l’Abbazia dei cento peccati.
Marcello Simoni ci aveva lasciati, il 24 aprile del 1347 a Ferrara, attoniti di fronte al cadavere del monaco Facio di Malaspina, torturato con efferatezza e abbandonato morto nella taverna nella contrada di Gusmaria, benché godesse della protezione di Obizzo d’Este, che lo nascondeva nei sotterranei del suo palazzo.
E proprio di là si riprende con il bruciante scacco che aveva messo in un vicolo cieco il cavaliere Maynard de Rocheblanche, protagonista e filo conduttore della trama, che cercava il monaco da giorni e avrebbe voluto interrogarlo per costringerlo a rivelargli il segreto del Lapis exilii. Senza dimenticare l’altro nuovo e ultimo mistero da svelare: l’identità del vero padre del giovane artista pittore Gualtiero, legata alla scomparsa di Sapia, sua madre? E alla difficoltà di provvedere a una conveniente sistemazione per Isabeu la sua protetta.
Insomma eccoci qui con tanta carne al fuoco e, evitando gentili e inutili eufemismi, diverse gatte da pelare per il nostro prode cavaliere francese, con il rischio di essere tacciato di eresia.
E meno male che Maynard ignora, per ora, le soperchierie del dissoluto cardinale, in combutta con Karel di Boemia, Bertrand de Peuget, nei confronti di Eudeline, sua sorella. Comunque tanti cani, senza dimenticare i potenti, a contendersi ad ogni costo lo stesso osso, il leggendario Codex Millenarius con il segreto legato al Lapis exilii, che il monaco Facio ha fatto sparire da qualche parte.
Nel tentativo di saperne di più, Maynard de Rocheblanche deve guadagnarsi la fiducia di Obizzo III signore di Ferrara ed entra a far parte della sua corte come maestro d’armi del figlio Aldobrandino.
Intanto a Reims un cavaliere nascosto da una possente corazza in verghe di ferro bresciano, incombe minacciosamente accompagnato dal suo moro e continuano le peripezie di sua sorella Eudeline, nonostante la protezione dell’erculeo cavaliere Vermandois, amico e compagno d’armi di suo fratello mentre, nella vicina abbazia di Pomposa, l’abate Andrea deve fronteggiare gravi problemi economici legati alla carestia e alle imposte.
E infine il patatrac che domina, funesta e sovverte buona parte della trama: la peste nera che, preceduta e forse preannunciata dalla nefasta congiunzione di tre pianeti Marte, Giove, Saturno e da un tremendo terremoto, aggredì e decimò l’intera Europa dal 1348.
L’abate, padre Andrea dovrà accettare che il suo giovane protetto, il miniaturista Gualtiero de’ Bruni, su incarico di Rocheblanche parta diretto a Mont Fleur passando da Avignone dove spera di ritrovare sua madre. Poi…
Molto coinvolgente la narrazione, spezzata ad arte in tanti capitoli che acquistano il sapore di racconti. Dumas fa l’occhiolino compiaciuto. I sentimenti, i desideri, le idee, i pensieri, i rimorsi, le passioni e l’animosità dei personaggi, uomini e donne, signori e gente comune religiosamente corretti e non, sono rappresentati in modo molto efficace e verosimile.
Una conclusione stavolta che spiega molto ma non tutto e incuriosisce, rimandando il lettore al terzo Abbazia, destinato a concludere la trilogia legata a Pomposa. Appuntamento a breve!

Patrizia Debicke

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