Due mesi passati a scaldare la sedia in un commissariato di Palermo sono troppi per un’abile ispettrice come Carmela Pizzuto, detta Melina, pizzuta di nome e difatto. Trasferita d’imperio da Roma alla natia Palermo per “incompatibilità ambientale”, un brutto caso di mobbing causato dalla sua determinazione a denunciare casi di abuso di potere, minacce, atti di violenza e intimidazione operati dai suoi colleghi e anche dall’uomo che credeva di sposare, Nino, ormai ex, che ha preferito l’omertà tra colleghi a lei.
Diventata per tutti i colleghi “La Stronza” è stata parcheggiata e non può più lavorare: osteggiata dal suo capo, la vicequestore Ferlita, severa e fragilissima, trova appoggio solo un’altra donna poliziotto, Angelica Costa, “La Secca”, una delle sbirre più toste di Palermo.
Melina è una trentacinquenne dall’aria un po’ dimessa e sconfitta dopo il trattamento ricevuto, ma è orgogliosa e determinata, guidata da un forte senso della giustizia e dalla volontà di riscatto dal marchio d’infamia che ingiustamente le hanno accollato.
I colleghi le dirottano un caso strano e un po’ ridicolo, una denuncia fatta da una anziana signora paranoica che porta in questura una maglietta sporca. Ma Melina sospetta che sia sporca di sangue e comincia a indagare: il caso esiste davvero ed è un delitto efferato, la vittima è un uomo anziano morto nel 1964 e resuscitato nel 1976: qualcuno ha rubato la sua identità. “Le cose in Sicilia non sono mai semplici“.
Le indagini saranno complesse, ma l’ostinazione dell’ispettrice avrà la meglio, con l’aiuto del suo primo amore, Marco, ora biologo specializzato in epigenetica, della sua (ex) migliore amica Daniela, di un’impiegata dell’anagrafe e di un uomo misterioso e affascinante come Adamo, Manlio.
Quest’ultimo è nipote di un ideologo della destra estrema, studioso dei Misteri Eleusini, che raccoglie seguaci e predica il ritorno al passato.
Melina riuscirà a ottenere quello che desidera, da poliziotta reietta diventa la sbirra più famosa di Palermo, ma dovrà stare attenta: le donne, per conservare il rispetto dei colleghi, devono combattere più dei maschi ed essere più capaci.
“Odio era la parola che le veniva in mente. Un odio assoluto, atavico, rabbioso. Sangue per sangue“.
Un delitto orrendo, dove la simbologia ha un ruolo importante: starà a Melina decifrare il messaggio di un’oscura vicenda dove bene e male, giusto e sbagliato si confondono, dove si combatte “un’ancestrale e millenaria battaglia tra vittime e carnefici, una guerra che nessuna giustizia avrebbe mai davvero potuto giudicare”.
In questo bellissimo romanzo, dalla struttura impeccabile e dallo stile originale in cui si riconosce lo sceneggiatore di professione, emergono molti temi sociali, trattati con l’abilità dello scrittore consumato, che sa far parlare la scenografia e i personaggi, che riesce a incastrare perfettamente i vari momenti della narrazione, passando dalle intuizioni sballate del principio a indizi sempre più concreti, poi alle prove, senza diluire mai la suspense e l’interesse del lettore.
Tutte donne le figure principali del libro, caparbie, forti, indurite dal lavoro in un mondo di maschi, ma sempre femmine nel cuore e nella capacità di sviscerare i sentimenti.
“Presto verrai qui” di Giorgio Glaviano è un giallo ricco di spunti interessanti di uno scrittore da cui aspettare altri romanzi pregevoli e appassionanti come questo.
Giorgio Glaviano, palermitano, è sceneggiatore per il cinema e la tv. Ha pubblicato i romanzi Sbirritudine (Rizzoli 2015) e Il confine (Marsilio 2019), da cui è stato tratto il film Ai confini del male, con Edoardo Pesce e Massimo Popolizio, diretto da Vincenzo Alfieri e sceneggiato, fra gli altri, dallo stesso Glaviano.