Faccia a faccia con Gianluca Arrighi

Gianluca Arrighi

Come annunciato qualche giorno fa, oggi 27 marzo esce il nuovo romanzo di Gianluca Arrighi: L’inganno della memoria. MilanoNera l’ha intervistato.

I tuoi libri precedenti “Crimina romana” e “Vincolo di sangue ” erano storie di cronaca trasformate in romanzo, con il nuovo “L’inganno della memoria” invece sei passato a un romanzo di pura fiction. E’ stato più facile scrivere questo visto che non dovevi tenere conto di realtà processuali, di sentimenti e di persone reali coinvolte?
Il mio approccio con la pura fiction risale ormai a qualche anno fa, quando alcuni editori mi commissionarono una quindicina di racconti, poi pubblicati su quotidiani e settimanali. Le novelle noir ebbero un successo straordinario, quelle pubblicate da Affaritaliani contarono quasi 5 milioni di lettori nel solo mese di luglio del 2011. In ogni caso tutto ciò che scrivo, sia un true crime o una storia di fantasia, è sempre intimamente collegato alla mia professione e trae spunto dalla realtà processuale con cui mi relaziono ogni giorno. Il personaggio principale non è decisamente il massimo della simpatia e nemmeno della correttezza deontologica. Diciamo che ha un percorso travagliato e non privo di pesi sulla coscienza.
Perché questa scelta?
Elia Preziosi, il protagonista de “L’inganno della memoria”, è un uomo di legge tormentato che dovrà, suo malgrado, superare diverse prove e affrontare molti demoni. Mi piaceva l’idea di creare un personaggio “vero”, con le debolezze e le paure di ogni essere umano. Preziosi è distante dal prototipo di protagonista del romanzo giallo e non è un paladino della giustizia, ma alla fine emenderà i suoi peccati e anche lui avrà la sua rivalsa.
Sei un noto avvocato penalista, hai tutti i giorni a che fare con il crimine, perché scegliere anche nel tempo libero di dedicarsi allo stesso argomento? Non ne hai abbastanza ?
E’ l’unico argomento che conosco abbastanza bene da poterne scrivere.
Se non fossi un penalista, scriveresti lo stesso? E cosa scriveresti?
Non scriverei.
Tu che lo vedi e lo vivi ogni giorno, hai una tua definizione del “male”?
Il male è la “parte oscura” dell’essere umano ed è un pezzo possibile della nostra vita. Cerchiamo di tenerlo lontano da noi, ma al tempo stesso ne subiamo il fascino perverso e seduttivo ogni volta che lo vediamo impossessarsi di un nostro simile. In qualche modo è come se, guardando il male, percepissimo una visione astratta di un qualcosa che, in modo latente, è presente nella nostra anima.
Perché più il delitto è efferato, più la gente ne è incuriosita e affascinata? Non trovi che la morbosità del pubblico sia un elemento ormai imprescindibile che circonda il crimine? E quanto viene cavalcata e sfruttata dai media questa morbosità?
Siamo nell’era mediatica, dove il crimine ha conquistato un ampio spazio su televisioni e giornali, che indulgono sempre più costantemente su scene di violenza e di sangue. La morbosa curiosità dell’opinione pubblica sui particolari più raccapriccianti dei delitti o per la vita privata e sentimentale degli assassini sono dei tipici esempi di catarsi: vediamo qualcun altro realizzare ciò che noi non faremmo mai, riuscendo così a scaricare la tensione prodotta da quelle parti di noi che potrebbero compiere qualche gesto malvagio. Il crimine ha poi il fascino dell’eccezionalità. Chi riesce a comportarsi in modo immorale, chi riesce a compiere delitti efferati senza provare rimorso è un uomo particolare, unico, “diverso”. In qualche modo il criminale è una persona che osa, che si libera dal vincolo sociale, che si distingue dalla massa. Gli esseri umani sono complessi e contraddittori e negare il male può rivelarsi un’impresa pericolosa. E’ proprio quando cerchiamo di cancellare il male dalla nostra vita che rischiamo di esserne posseduti. Siamo uomini e, quindi, fallibili e incoerenti per definizione. E quando tentiamo, scioccamente, di essere perfetti, ci trasformiamo in ciò che prima odiavamo. Spesso senza neppure rendercene conto.
Vieni definito il “maestro del legal thriller italiano”, ma esiste un legal thriller italiano o tocca a te ora segnare la strada?
La definizione mi lusinga, anche se bisogna sempre diffidare dai cosiddetti “maestri”. Non so se toccherà a me segnare la strada, in Italia ci sono già diversi scrittori di thriller a sfondo giudiziario. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, questi autori non si sono mai occupati in vita loro di una indagine o di un processo penale. Un buon giallo giudiziario, oltre alle capacità narrative dell’autore, richiede soprattutto la pratica del diritto e della procedura penale, la presenza sul campo, la frequentazione professionale delle aule di giustizia. E’ anche una questione di rispetto verso i lettori, a cui bisogna raccontare storie realistiche e verosimili.
Quali sono i tuoi scrittori preferiti? A chi ti ispiri?
Gli scrittori preferiti sono tanti: Edgar Allan Poe, Raymond Chandler, James Hadley Chase, Ed McBain, Jeffery Deaver. Gli autori noir italiani mi piacciono meno, spesso scrivono storie poliziesche prolisse e piene zeppe di errori procedurali. Tuttavia, se devo ispirarmi a qualcuno, l’autore è proprio un italiano: Giorgio Scerbanenco. Uno scrittore straordinario, inesauribile, meraviglioso nell’illuminare persone e ambienti con pochi e semplici tratti.
Hai la possibilità di scrivere un libro a quattro mani, chi scegli come coautore?
Jeffery Deaver, senza dubbio.
Sei molto attivo sui social network, cosa ti dà questo contatto diretto con i tuoi lettori?
Il passaparola è uno strumento formidabile per il successo di un libro e i social network come facebook ne hanno esaltato a dismisura le potenzialità. I social network consentono un contatto diretto tra autore e lettore. Si può interagire con l’autore, criticare il romanzo, porre delle domande, fare complimenti o manifestare perplessità. La maggior parte delle volte l’esperienza è gratificante. Il risvolto della medaglia è che in questo modo ci si espone agli squilibrati di cui pullula il web.
Hai già un nuovo progetto in cantiere?
Un nuovo romanzo, sicuramente. Forse anche una sceneggiatura per una serie tv. Il tutto, come sempre, tra crimini, indagini e processi penali.

cristina aicardi

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