La valle dell’orco



umberto matino
La valle dell’orco
foschi
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Quando viene a sapere che il suo amico Aldo gli ha lasciato in eredità la casa di montagna nella sperduta Val Leogra poco prima di impiccarsi ad una trave, Carlo non sa cosa pensare. Pochi giorni nella remota frazione di Contrada Brunelli, gli bastano però per innamorarsi della valle e stringere amicizia coi pochi abitanti del luogo, un pugno di vecchi bizzarri, quasi tutti imparentati fra loro. Ma la lettura del diario di Aldo, ritrovato per caso, lo coinvolgerà in una sequela di morti violente che affonda le radici nel passato, e che gli ultimi discendenti dei Cimbri continuano a uccidere.
Fortemente tributario del bellissimo “i misteri di Alleghe”, di Sergio Saviane (chi non lo conosce, lo legga!), qusto libretto non è neppure lontanamente all’altezza del modello, né riesce a sfruttare la suggestione offerta dalla copia di materiale storico ed etnografico a disposizione dell’autore. Così spreca malamente l’occasione di esplorare il cuore oscuro di una civiltà montanara praticamente sconosciuta. Scritto in maniera peggio che dilettantesca, senza alcun ritmo, appesantito dalla ridondante duplicazione fra le avventure narrate in prima persona da Aldo e quelle di Carlo, rese in terza persona, senza un intreccio che vada oltre l’ideuzza iniziale, il libro si trascina stancamente fra pagine di diario del tutto prive di plausibilità, dialoghi di incredibile goffaggine e pedanti ricostruzioni storiche, per terminare in qualche modo quando l’autore ha esaurito le poche idee a sua disposizione.
Il solo merito del libro (che sconta palesemente l’assenza di un editing degno di questo nome) è insomma la rivelazione di luoghi inquietanti e ignoti, quei mondi remoti e spaventosi che stanno dietro l’angolo di casa nostra, un’Italia che la Grande Guerra ha cancellato dalla faccia della terra.

donatella capizzi

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