Faccia a faccia con Paolo Perlini

Perché dovrebbero leggere il tuo ebook?
Per divertirsi un po’, spero. È una storia in cui ognuno può rispecchiarsi in qualche protagonista, anche solo per un attimo. Magari questo darà fastidio ma la realtà è che tutti noi siamo dei piccoli esseri imperfetti. Ci soffermiamo soprattutto a valutare le debolezze e i vizi degli altri, quasi per assolvere i propri peccati.
Alcuni personaggi forse li ho tratteggiati pesantemente, riducendoli quasi a delle macchiette. Il guaio è che esistono davvero! E per dirla tutta, nessuno dei protagonisti ne esce bene, nemmeno quello principale. Forse l’unico che non ha colpe è proprio il morto, perché quando si passa a miglior vita, si è sempre stati “buoni, onesti, operosi e amati da tutti”.

Come hai cominciato a scrivere?
È stata una delle prime passioni che ho avuto. Già alle elementari trovavo sfogo nel tema libero, che arricchivo di avventure nelle quali, ovviamente, io e i miei amici eravamo degli eroi. Crescendo si sono aggiunte altre passioni: musica, fotografia, pittura. Le prime due sono quelle che ho curato con più costanza. Iniziai a scrivere piccoli racconti, partecipai ad un concorso e fui premiato. Da quel momento iniziò questa pratica che in Italia vanta molti seguaci ma pochi lettori. Era anche una passione piuttosto economica, forse è per questo che l’ho allevata con costanza. Se a quel tempo le tele e i colori a olio, oppure gli sviluppi e la carta fotografica fossero costati di meno, ecco, forse mi sarei espresso di più con le immagini.
Credo che alla fine, dei cinque sensi abbia prevalso quello tattile: far danzare le dita su una Olivetti Lettera 32, un computer o un pianoforte dà un piacere fisico simile a quello che prova un maratoneta. Però ricordo con nostalgia il profumo dei colori a olio, della trementina, della carta fotografica e dei bagni di sviluppo.

L’aforisma/citazione che meglio ti rappresenta
Non so se qualcuno l’ha già scritto, se così non fosse me ne assumo la paternità: è meglio avere tanti dubbi e poche solide certezze, qualche rimpianto ma nessun rimorso.

Il tuo libro feticcio
Non ne ho. Tutti i libri sono stati importanti in un determinato momento. Ogni tanto mi affanno a rispondere alla consueta domanda: “quali sono i dieci libri che porteresti con te in un’isola deserta?” Osservo la mia libreria e arrivo sempre alla medesima conclusione: nessuno, li darei via tutti. Però ho scoperto che alcuni li rileggo periodicamente e sono:

Il terzo Poliziotto di Flann O’Brien
La Bottega del Pianoforte di T.E.Carhart
Maus di Art Spiegelman
Temperamento. Storia di un enigma musicale di Stuart Isacoff

Il classico che non hai mai finito?
In genere se inizio una lettura la porto anche a termine. Diciamo che sono molti, anzi troppi, i classici che non ho letto. Ecco, Guerra e Pace mi ha bloccato alla prima pagina.

L’autore a cui ti ispiri?
Non saprei. Le mie letture sono molto varie, vanno dai fumetti ai classici. Se guardo la classifica della mia libreria, al primo posto c’è George Simenon, seguito da Amelie Nothomb e poi da Joseph Roth. In quarta posizione Joe Lansdale e in quinta Haruki Murakami. Può essere che in qualche caso la mia scrittura ne sia influenzata. A me piace pensare che sia un bel miscuglio.

Il libro che avresti voluto scrivere?
Facile e scontato: il prossimo!
Tuttavia, Maus di Art Spiegelman lo considero un capolavoro e mi piacerebbe un giorno, avere una manina abbastanza buona per riuscire a scrivere una grapich novel.

 

Cristina Aicardi

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