Selva oscura



Lorenzo Chiodi, Emiliano Gucci, Leonardo Gori e Marco Vichi
Selva oscura
Tea
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La Tea ha messo insieme Lorenzo Chiodi, Emiliano Gucci, Leonardo Gori e Marco Vichi (che cito in rigoroso ordine alfabetico), quattro fiorentini veraci doc, per farci scoprire una Firenze diversa, che va al di là della apparenze e che forse non piacerebbe affatto ai turisti che vengono a visitarla da tutto il mondo.
Un città “diversa” dicevo e “parecchio malandrina” con una galleria di personaggi locali che ci vivono ma che francamente, a parte il peccato della “loro residenza anagrafica”, potremmo ben ritrovare in ogni angolo d’Italia o del mondo intero.         I media ci hanno abituato a questo e a ben altro.
Certo è che, secondo i nostri quattro autori, questa Firenze assolutamente noir, degna inquilina di una dantesca Selva oscura, pur fiera della sua grandezza architettonica, dell’innegabile bellezza di strade, opere d’arte e palazzi, pare che si presti molto bene a coprire qualche magagna o magari peggio. E, come spesso succede, il male stavolta ha lasciato i bassifondi, le periferie e si è trasferito ai piani alti o nelle ville adagiate sulle ridenti colline che circondano la magica città del cupolone.
Un aperitivo di poche righe per non togliere al lettore il piacere della scoperta.
Si comincia dai complicati affari del giudice Guido Bevilacqua, dai gusti costosi e perversi, che deve aggiustare diverse cosette per sfuggire dalle grinfie di un ricattatore da strapazzo nel racconto di Lorenzo Chiodi. Si prosegue con l’efficiente e demoniaco Angelo di Leonardo Gori che sa trasformarsi in un asettico e costosissimo esecutore; si passa al metafisico selezionatore di personale del racconto di Emiliano Gucci, che nel suo incarico, che si direbbe senza capo né coda, si confronta con orrori e distorsioni umane da brivido e, ancora e peggio, si finisce con la spaventosa ricetta culinaria che aspetta l’ avvocato Bollini di Marco Vichi, uomo ricco, di successo, condannato  da una storia, da una crudele zingarata commessa tanti anni prima.
Insomma una galleria di mostri

 

Patrizia Debicke

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