Giallo all’ombra della cattedrale



damiani
Giallo all’ombra della cattedrale
rai eri
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Raffaele Damiani, un passato nella Polizia di Stato,ha atteso di andare in pensione per dare libero sfogo alla sua passione di scrittore.Se la sua prima opera, “Un funzionario qualunque” ťč un a sorta di diario delle sue esperienze di funzionario di Polizia, con una”ťStoria di Mafia”ť (Rai Eri,2009) ci troviamo di fronte a un giallo assai corposo, dal ritmo sostenuto,ricco di colpi di scena.M č anche la storia di un amore profondo, di un travaglio dell’anima, di ricordi e promesse che il tempo non cancella. E’ anche la vicenda del rapporto tra un giornalista affermato,di origini siciliane,ormai trapiantato a Roma,ma costretto a tornare nell’isola.E qui deve rivivere il suo rapporto con un vecchio mafioso a cui in gioventů salvň il figlio.

Sulla vicenda indagň Elio Vittori, il poliziotto responsabile della Squadra omicidi della Questura di Palermo, lo stesso Vittori che ora ritroviamo a dirigere il commissariato di Cefalů in questa nuova avventura dal titolo “Giallo all’ombra della Cattedrale”ť.
Non ha fatto neppure in tempo a insediarsi nella nuova sede,che viene assassinato un sacerdote.L’indagine sarŕ difficile,complessa, molti i sospettati, il poliziotto rivisita una parte e del suo passato avendo studiato a Cefalů,spunterŕ una pista islamica,le pressioni del questore e del vescovo ve le lasciamo immaginare,poi la veritŕ si rivelerŕ ben piů vicina….

Vittori č bravo nell’azione quanto nel dipanare aspetti quasi “classici”ťdella vicenda,come la soluzione dell’enigma legato a un passaggio segreto,che tanto ci ricorda le deduzioni di tanti celebri investigatori alle prese con il “delitto della stanza chiusa”ť.

Oggi si parla molto dei vari filoni in cui inserire i poliziotti,va di moda attualmente il nord-Europa tra novitŕ e riscoperte, ma occhio anche al“ Noir Mediterraneo”ťcon Camilleri,Manuel Vazquez Montalban,Izzo,Markaris,tutti padri di grandi investigatori, dal pensiero logico ma anche passionale,auguriamo a Elio Vittori di poter fare parte stabilmente di questo firmamento.

L’impianto complessivo del romanzo č ideato per accompagnare idealmente il lettore in tutte le sue vicende, l’autore sembra quasi volerlo coinvolgere,facendolo procedere di pari passo nella disamina dei vari indizi,sia utili che messi a bella posta per allontanare la veritŕ.

Poliziotto e lettore posti sullo stesso piano,al loro acume la soluzione del mistero.

E anche i vari elementi della storia, i personaggi che la animano,i vari intrecci debbono sempre risultare semplici,schematici, da sviluppare in progressione con la lettura.
“Chissŕ perché tutte le cose che finiscono bene si debbono festeggiare intorno a una tavola imbandita.Sempre ammesso che tutti coloro che sono seduti attorno a questa tavola abbiano voglia di festeggiare.Lui,no. Elio Vittori non avrebbe alcuna voglia di festeggiare……..”ť
Ecco la conclusione abbastanza amara di questo servitore dello stato,cosě inizia l’ultimo capitolo del libro di Raffaele Damiani:perché tutto deve sempre finire a tarallucci e vino?
Tutti sospettati,ora tutti innocenti,una bella cena a sanare ogni cosa, la vita va avanti…

GIUSEPPE PREVITI

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