Niente, più niente al mondo

Massimo Carlotto al festival Nebbiagialla 2009


Massimo Carlotto
Niente, più niente al mondo
e/o
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È il lungo soliloquio di una donna delusa e colma di amarezza e rabbia che si svela a poco a poco. Si inizia ad ascoltarla empatizzando con lei, assoluta protagonista di questa storia, scoprendo le sue difficoltà a far quadrare il bilancio familiare e con quanto impegno ed accortezza cerchi e persegua il risparmio.
Con il procedere del racconto l’empatia si spezza e viene naturale allontanarsi da lei, dai programmi televisivi che guarda, dal suo passivo assuefarsi alle televendite e al bere (la protagonista è golosa del vero vermouth, non una sottomarca, per carità, su quello non si risparmia!), si cerca di rifuggire dalle considerazioni che le vengono naturali e che fanno letteralmente inorridire. Emergono di lei aspetti poco piacevoli, addirittura inquietanti, sul suo modo di essere moglie e madre, rapporti che gestisce in maniera possessiva e grottesca, una despota che ricorda sempre e continuamente il fallimento della propria vita e di quella dei suoi cari.
Sembra tutto molto esasperato in questa storia carica di rabbia e di impotenza, che nemmeno l’ironia di alcune descrizioni – come il calcolare quanto incida il costo del Viagra nel bilancio familiare, esilarante se estrapolata dal contesto – riesce ad alleggerire un’atmosfera decisamente irrespirabile e cupa.
Come può reagire il resto della famiglia ad una virago così sciocca, stupida e irragionevole? Una forma di resistenza sarà necessaria ma nessuno è preparato alla sua debordante reazione. Con uno stile semplice, quasi di cronaca, fatto di conti e di continui paragoni tra i benestanti e i nuovi poveri, scivoliamo in una follia senza ritorno con la consapevolezza, alla fine del racconto, che tutto quanto sembra grottesco ed esagerato, alla fine, occhieggiando le cronache, non è poi così distante da tante, terribili, comuni realtà.

 

Elena Zucconi

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