La chiave di tutto



Gino Vignali
La chiave di tutto
Solferino
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Che ironia, umorismo e sagacia siano doti che Vignali, il Gino della premiata coppia Gino&Michele padroneggia è indubbio e ovviamente le ritroviamo ampiamente espresse in La chiave di tutto, commedia brillante a tinte gialle che segna il suo esordio narativo.
Tutto nasce dall’omicidio di un barbone sulle panchine di Rimini, davanti al Grand Hotel tanto amato da Fellini. E le atmosfere e i richiami al grande regista sono numerosi nel libro: il barbone ucciso veniva chiamato Vagano perché recitava a memoria l’inizio di Amarcord e proprio in una delle suite del Grand Hotel, la Gradisca, abita il vice questore incaricato delle indagini: Carlotta Confalonieri Bonnet,appena trasferita da Milano. Bellissima, simpaticissima, intelligentissima, ricca non poco e sempre circondata da uomini belli.
Non pensiate che sia un’oca, anzi, è una dura, tosta; i ruoli da “oca”, semmai, Vignali li riserva agli uomini.
In una Rimini ammantata di neve, gli omicidi si susseguono: dopo il senzatetto a breve distanza un uomo di colore e una spogliarellista. Per Carlotta Confalonieri Bonnet la Chiave di tutto è proprio nella chiave ritrovata nello stomaco del barbone. Quale mistero cela?
Vignali ce lo racconta servendoci una storia durissima e feroce narrata tutta al presente con un linguaggio diretto che spazia dal dialetto, al colloquiale e alle citazioni latine, inframmezzando la narrazione con battute, giochi di parole e umorismo. Non risparmia stoccate a alcuni personaggi famosi a trasmissioni televisive e si diverte a giocare con i nomi. Il vice questore è quasi sempre citato con tutti i nomi e cognomi e anche per i collaboratori non si è risparmiato: su tutti spicca il vice sovrintendente Emerson Leichen Palmer “esperto di gnocca guardata”. Leggendo scopriamo anche una piccola autocitazione quando Carlotta prende appunti su una Smemoranda.
In La chiave di tutto, Gino Vignali è riuscito a unire ironia e giallo creando una squadra di investigatori originale e simpatica che porta un po’ di aria briosa al genere.

Cristina Aicardi

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