Gian Maria Volontè



Mirko Capozzoli
Gian Maria Volontè
Add Editore
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Gauguin e la stanza chiusa.
Quante volte vi è capitato di sentir dire: “Omero ha già scritto tutto” o “dopo l’Iliade e l’Odissea non c’è più stato nulla di nuovo”?
Se questo fosse il problema noi siamo nati troppo tardi e dovremmo restarcene con le mani in mano oppure essere disonesti e cucinare i soliti ingredienti per servire l’intruglio come qualcosa di “esotico”.
Al pari della filosofia e della logica, l’arte è uno strumento per interpretare il mondo e l’esistenza.
Dai quattro muri della stanza senza porte e finestre in cui ci siamo rinchiusi, sento ancora Mr. Paul Gauguin dire che “L’arte è o plagio o rivoluzione.”
Oggi appendiamo alle pareti un sacco di fotocopie, pochi tentano di aprire una breccia nel muro.
Gian Maria Volonté di Mirko Capozzoli edita da Add Editore, è la biografia di uno dei più grandi attori italiani. Indimenticabile interprete di Banditi a Milano, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in paradiso, Uomini contro, Cristo si è fermato a Eboli e molte altre pellicole entrate nella storia del cinema italiano e internazionale.
Ma chi era Gian Maria Volonté? Una persona in grado di recitare in maniera totale i ruoli più controversi o un artista impegnato in politica oltre la politica stessa? Un genio scorbutico o un compagno gioviale incline al buonumore? Un divo capriccioso e incostante o un individuo normale inserito nella comunità in cui viveva?
La bravura di Mirko Capozzoli consiste nel prendere per mano il lettore e condurlo tra la sfera pubblica e quella privata di Volonté, alla ricerca dell’uomo attraverso le tracce lasciate dal suo talento smisurato e l’impegno civile. Ottime anche le interviste fatte dall’autore a chi lo ha conosciuto da vicino, una testimonianza che completa il lavoro “archeologico” che non si perde mai in fronzoli inutili o dettagli pruriginosi inconsistenti.
Non è indispensabile conoscere tutta la filmografia, però aiuta, se siete a digiuno, potrebbe essere il primo passo per riscoprire un tesoro artistico non indifferente.
Sono rimasto affascinato da questa biografia e, appena terminata la lettura, ho iniziato a sentire la mancanza di un tale gigante nel nostro stato in miniatura.
Ad esempio, Volontè sosteneva che: “essere un attore è una questione di scelta, che si pone innanzitutto a un livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società, per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l’arte e la vita”
Nonostante l’offerta generosa, rifiutò di lavorare con Federico Fellini e di interpretare un ruolo nel Padrino di Francis Ford Coppola per non perdere “il controllo” e continuare ad essere coerente nel dedicare anima e corpo a pellicole scomode come quelle di Petri e Rosi.
Tale era la bravura che, durante le riprese, riusciva a far piangere le comparse per l’intensità della sua capacità recitativa.
Vi lascio un’altra citazione. “Il cinema apolitico è un’invenzione dei cattivi giornalisti. Io cerco di fare film che dicano qualcosa sui meccanismi di una società come la nostra, che rispondano a una certa ricerca di un brandello di verità.”
Un artista del genere non deve essere un esempio solo per gli attori ma dovrebbe essere preso come modello anche da scrittori, giornalisti, intellettuali e ognuno di noi per il nostro piccolo spazio in cui viviamo.

Mirko Giacchetti

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