Giuseppe di Piazza, Il movente della vittima in BlogTour: i personaggi del libro

51CMvjgs2hL._SY346_Dopo le tappe su Contorni di Noir e 50/50 Thriller, il blogtour di Il movente della vittima di Giuseppe di Piazza ,Harper Collins, approda su MilanoNera. Vi proponiamo l’analisi dei personaggi del libro. La prossima tappa sarà su Thrillernord

Il movente della vittima.
Trama: Autunno 1984. È appena scesa la sera nella suite 224 del Grand Hotel Aziz di Palermo. Come ogni giorno l’avvocato Prestia, che lì risiede da oltre vent’anni senza mai uscire, dopo la cena si è regalato la sua consueta partita a carte con Minico, il suo cameriere personale. Una bella partita, combattuta fino all’ultimo. Improvvisamente risuona uno sparo. Tutti accorrono nella camera d’albergo. Le carte sparpagliate ovunque, l’avvocato riverso sulla sua poltrona di velluto, morto. A ucciderlo è stato proprio Minico, che ancora stringe in mano la pistola. Eppure, incredibilmente, il cameriere non fugge. Si fa arrestare e rimane in silenzio. E in silenzio rimane anche di fronte alla polizia, ripetendo senza sosta solo le sue generalità. La notizia arriva presto alla redazione del giornale dove lavora Leo Salinas, detto Occhi di sonno. Leo salta in sella alla sua Vespa e accorre subito, ma le informazioni sono poche. Ma il giovane giornalista non si arrende, gli occhi del killer sono quelli di un giovane ragazzo come lui. Un ragazzo che ama la vita, l’amore, le donne (forse troppo), il mare e la libertà, non la morte e il sangue. C’è qualcosa sotto e solo Leo è in grado di capire cosa.

Personaggi
Palermo: La città è la vera protagonista del nuovo romanzo di Giuseppe Di Piazza. Una Palermo fotografata in uno dei periodi più tragici della sua storia: gli anni della mattanza, dello stragismo corleonese che in principio si scatenava sulle famiglie dei mandamenti storici. Quella Palermo trasudava mafia e omertà da ogni centimetro della sua superficie, ma era – ed è – anche un luogo magico che riusciva a stregare chiunque vi risiedesse per più di sei mesi. Un labirinto di strade e piazze su cui sorgono monumenti dalle impronte arabe e normanne, che si allunga fino alle zone dormitorio costruite durante il sacco della città, quando Cosa nostra si fece impresa per produrre nuovi capitali e divorò i vecchi quartieri liberty.

Domenico Minico Cascino: Un assassino molto diverso da quello che si potrebbe immaginare in quel periodo storico. Un giovane uomo pieno d’insicurezze e di fragilità, fidanzato con la figlia del capo di una famiglia con la F maiuscola, con un viso mai attraversato da uno sguardo malandrino, che incontra la futura vittima e ne riconosce una figura paterna. Minico, come è soprannominato da tutti, lavora al Grand Hotel Aziz, chiamato come gli arabi definivano Palermo – al-Aziza: “La Splendida” – e si occupa quotidianamente di un solo cliente, l’avvocato Gianduio Prestia, uomo dal carattere diametralmente opposto.

Gianduio Prestia: Vive recluso nella suite 224 del Grand Hotel Aziz. È stato per decenni uno dei più importanti penalisti del foro di Palermo, con una peculiarità fondamentale: curava gli interessi di una sola famiglia, una di quelle con la F maiuscola. A settantatré anni è un uomo ricco ed elegante ma triste e solo, condannato a rimanere segregato a vita nella sua elegante stanza d’albergo, non potendo parlare con nessuno, a causa di un errore del passato. Servito esclusivamente da Minico Cascino, ne diviene il mentore, trasmettendo al giovane uomo un po’ di quella conoscenza delle cose del mondo, degli uomini e delle fimmine, accumulata nei decenni in cima alla catena alimentare di una città cinica ed esigente come la Palermo del Dopoguerra.  

Leo Salinas: Anche conosciuto come “Occhi di sonno”, è il giovane cronista di uno dei quotidiani della città. Ama il jazz ma non disdegna l’hard rock e i cantautori italiani. Grande tifoso dei Rosaneri, ammira il presidente Barbera, vero gentiluomo in un mondo che inizia a rivelare il lato oscuro. Gira per la città con una Vespa, usa scarpe Clarks, e vede la scelta tra le arancine al burro e quelle alla carne come lo schierarsi dalla parte dei Montecchi o dei Capuleti. Fuma olio di hashish costruendo telai a tre cartine con le Rizzla, ma la sua vera passione è un’altra: le fimmine, a cui dedica con un impegno totale, spesso ricambiato, e a volte, forse, fuori luogo. I suoi occhi (di sonno) sono l’obiettivo attraverso cui le strade, la gente, i costumi sociali e l’omertà della Palermo della mattanza vengono filtrati e mostrati al lettore.

Filippo: Amico fraterno, confidente e coinquilino di Leo Salinas. Si conoscono da bambini e hanno condiviso tutti i momenti fondamentali che due giovani uomini possono vivere prima dei trent’anni. Forse uno di troppo.

Serena: Fidanzata milanese di Fabrizio, passa molti mesi nell’appartamento palermitano dove egli vive con Salinas. Ha un carattere forte e spigoloso, cerca di imporsi sugli altri attirando su di sé l’attenzione. Studia economia e ha una grande passione per il teatro dei pupi. Gioca con la sua immagine, la sua personalità e il suo corpo per provocare Occhi di sonno. Un amico del gruppo l’ha definita come “un meraviglioso, piccolo, caldo cucciolo di vipera”.

Lilli: La ragazza con cui da due anni Salinas tenta di costruire una relazione seria che non si limiti alla solita “ficcata”. Gestisce la libreria di famiglia e, secondo Occhi di sonno, affronta la vita abbandonandosi alla corrente e al succedersi imprevedibile degli eventi. Non è orgogliosa, ma non è nemmeno la prima a telefonare. È bella, ha un fisico perfetto e un’eleganza innata. A differenza di quanto pensa Salinas, è in grado di agire senza mezze misure.

Antonio Gualtieri: Torinese, sfegatato tifoso della Juventus, è il capo della squadra mobile di Palermo. Un altro forestiero testimone della mattanza, ha chiesto di formare la Catturandi. Nutre un affetto paterno verso Leo, ed è convinto che tra piemontesi e siciliani esista una differenza antropologica irriducibile: i primi sarebbero persone pratiche, abituate ad affrontare i problemi della vita in modo diretto; i secondi si dedicherebbero invece alla teorizzazione delle possibili soluzioni, risolvendosi, di fatto, all’apatia. Il suo braccio destro è l’ispettore Ermanno Zoller, detto Fifino, un poliziotto dalla stazza ciclopica e dal carattere burrascoso.

Antonio Reina: Il capocronista del quotidiano per cui lavora Occhi di sonno. Tratta i sottoposti con un sarcasmo disarmante. Quando è incazzato, lo si capisce chiaramente dall’utilizzo del dialetto palermitano. Il crimine peggiore che un cronista ai suoi ordini possa commettere, è bucare una notizia e regalarla in anteprima ai cugini del Giornale di Sicilia, che tuttavia hanno il vantaggio di uscire in edicola dieci ore dopo.    

Giulia D’Amato: La cronista più brava della redazione, scrive pezzi perfetti in modo veloce e senza doverli rileggere. Sguardo mediterraneo, capelli scuri e temperamento militante, possiede un fisico atletico e un seno generoso che diventano l’ossessione di Leo Salinas, collega coetaneo o forse di un anno più giovane. È fidanzata con un attore di teatro, ma è combattuta, molto combattuta.

Cicova: Il gatto soriano a pelo corto che vive nell’appartamento di Leo e Fabrizio. Sempre presente, è testimone della quotidianità e dei fatti segreti di quelle stanze.

 

Thomas Melis

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