Alla redazione del giornale locale di Haugesund giunge una mail che annuncia l’imminente morte di una persona che, pur colpevole, era riuscita a sfuggire alla giustizia.
A ricevere il messaggio è Vilijar, un giornalista che quattro anni prima era riuscito a trovare lo scoop in grado di cambiare la sua carriera e portarlo al successo. Uno scandalo di sesso e politica, un abuso di potere che coinvolgeva personalità di spicco e che aveva causato molto clamore.
Ma quell’uomo intraprendente e scaltro non esiste più. Dopo un congedo per malattia, ora Viljar non ha più quel mordente, è esaurito ed è seguito da uno psicologo. Non ama più il suo lavoro, non sopporta i colleghi e i suoi articoli sono asciutti e noiosi.
La mail viene presa sotto gamba ma puntualmente avviene l’omicidio. Seguiranno altri messaggi e altre morti.
Il serial killer sta scrivendo il suo requiem per i colpevoli non puniti.
Requiem aeternam
Sei righe
Sei sentenza di morte
Sei movimenti.
L’omicida non ha nulla da perdere, la sua sentenza è già scritta e quindi non si preoccupa nemmeno di cancellare le proprie tracce che vengono ritrovate su tutte le scene del crimine.
Un piano astuto per un assassino scaltro che pianifica attentamente mosse e contromosse e che sembra voler coinvolgere proprio Viljar. Perché? E perché alcuni indizi sembrano rimandare al passato? Viljar e la giovane poliziotta incaricata del caso, Lotte, si troveranno intrappolati in un mistero difficile da districare.
Requiem è un thriller che cambia le carte in tavola ben più di una volta, due piani temporali e due voci si alternano nella narrazione. Ci sono capitoli narrati in prima persona dal killer, di cui non conosciamo l’identità . Una storia ben scritta e ottimamente congegnata che nulla ha della lentezza di certi gialli nordici, ma che anzi procede spedita. Un giallo sorprendente che stupisce fino all’ultima pagina e che ci ricorda che ci sono errori che marcano la vita intera, e anche più di una.
Requiem
Cristina Aicardi