Il Caravaggio scomparso – Riccardo Ferrazzi



Riccardo Ferrazzi
Il Caravaggio scomparso
Golem
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Il Caravaggio scomparso. Intrigo a Busto Arsizio

Busto Arsizio: Salvatore Navarra, ingegnoso titolare di una “fabbrichetta” (da leggere, mi raccomando, con la “e” larghissima…), scompare. Il figlio Mick incarica Piero Colombo, squattrinato giornalista di provincia, di ritrovarlo. L’improvvisato detective riceverà fin da subito intimidazioni e una bella botta in testa. La fabbrica subisce anche un misterioso attentato e subito dopo anche Mick diventa uccel di bosco. Intanto Piero stringe amicizia con Apollonia, l’infermiera che l’ha assistito. L’industriale sparito si fa vivo al telefono, mentre una lettera anonima arrivata a Piero parla del furto di una preziosissima tela del Caravaggio, avvenuto parecchi anni prima a Palermo. Cosa si nasconde dietro le misteriose sparizioni? C’è di mezzo la mafia? Ma soprattutto… Piero Colombo riuscirà a sopravvivere alla valanga di guai in cui si sarà cacciato?

Il Caravaggio scomparso (Golem edizioni, collana Le Vespe), di Riccardo Ferrazzi, scrittore e traduttore assai prolifico e apprezzato, con un passato da dirigente d’azienda, in libreria da qualche settimana, è, davvero, uno dei libri più intelligentemente, e finemente, divertenti che mi sia capitato di leggere ultimamente. 

Il protagonista Piero Colombo e i suoi occhi disincantati, che attirano la simpatia del lettore fin dall’incipit, ci aiutano a penetrare, con ironia e autoironia, nelle pieghe nascoste (qualcuno ha citato “i vizi privati e le pubbliche virtù”) di un piccolo mondo di provincia che, come dice l’autore (che lo conosce benissimo), “dista da Milano venti chilometri, oppure duemila. Dipende dai punti di vista”. E appunto la descrizione dei luoghi, ma soprattutto delle atmosfere e dei personaggi che li abitano, è una delle caratteristiche più godibili del libro. Libro che, del giallo, non ha, almeno apparentemente, molte delle caratteristiche. Mancano i morti ammazzati, le atmosfere cupe, gli inseguimenti mozzafiato. Ma anche qui troviamo suggestivi misteri, minacciosi emissari, doppiogiochisti e colpi di scena, specie, come d’obbligo, nel finale, mentre sullo sfondo aleggia pure una guerra fra cosche. Ma, come ho detto, è soprattutto all’ironia di cui sono permeate tutte le pagine che Il Caravaggio scomparso deve la sua principale attrattiva. Riccardo Ferrazzi, non sono certo il primo a dirlo, scrive bene, molto bene. E, soprattutto, spesso, come in questo caso, si diverte, in prima persona, a scrivere. Un esempio lampante ne sono le citazioni colte che, messe in bocca al protagonista nelle situazioni più assurde o impensabili, strappano sempre un sorriso.

Insomma, un libro che si legge volentieri tutto d’un fiato, e lascia un po’ di rammarico solo per la sua relativa brevità. Bravo Riccardo! 

Gian Luca Lamborizio

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