Il Catechista



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Il Catechista
aliberti
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In una cittadina è atteso un nuovo catechista e sin dal suo arrivo in parrocchia riesce a catturare l’attenzione di tutti. E’ infatti bello, giovane e capace di gestire brillantemente relazioni umane con tutti. I parrocchiani si fidano di lui e gli affidano volentieri i ragazzi per il catechismo. Un po’ meno il parroco che non condivide totalmente i metodi usati.
La tranquillità viene però sconvolta dal brutale assassinio di uno di questi ragazzi. Subito si scatena un gran clamore attorno a questa vicenda, ma nessuno prende in considerazione l’ipotesi che l’assassino possa essere proprio il nuovo catechista e si preferisce pensare ad un mostro, non a chi è vicino.

Quando anche una seconda bambina viene trovata morta si inizia a pensare ad un serial killer che vive indisturbato all’interno della cerchia di persone conosciute. Anche in questo caso però il catechista non viene preso in considerazione, anzi viene a furor di popolo eletto persona migliore per cercare di capire chi possa essere tanto deviato da uccidere dei bambini. Con quelle modalità poi. Il catechista si rivela a questo punto essere un grande manipolatore di folle e riesce a portare tutti dalla propria parte. Unica voce isolata è il vecchio parroco che, nuovamente, non condivide il metodo scelto dal catechista e quindi dalla popolazione.

E’ facile vedere molte allegorie in questo romanzo e leggendolo diventano sempre più evidenti. Il catechista infatti per poter manipolare meglio le persone le fa emergere a faro della propria vita. Riesce ad adularle in modo che si sentano uniche e avere così il loro consenso. Il mezzo che usa per togliere i sospetti da se è appunto quello di mettersi in mostra, addirittura andando in televisione con il resto della cittadina. Il famoso quarto d’ora di Warhol è il modo in cui cattura il favore di tutti.

E’, se vogliamo, una rappresentazione precisa della nostra società, con la voglia di apparire e l’ipocrisia che la racchiude e rappresenta. Le mamme dei bambini infatti si fidano di lui e ci vanno a letto insieme, anche se proprio questo dovrebbe far loro dubitare del catechista. La società è quindi in grado di capire i pericoli a cui va incontro, ma preferisce chiudere gli occhi e godersi il quarto d’ora di celibrità, o di felicità apparente. Gli unici che vedono chiaro il pericolo sono quelli meno ascoltati e che vengono emarginati quasi fossero solamente delle Cassandre inutili.

Da questa recensione dovreste aver già capito chi è l’assassino e quindi avrei fatto un enorme errore svelando il mistero più profondo del libro, ma così non è. Non dovete infatti capire chi è l’assassino, ma chi è l’investigatore. Sarà una bella sorpresa.

stefano favaro

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