Il gioco delle lingue
Will Christopher Baer, il suo autore, ha mantenuto in questo Il gioco delle lingue lo stile sboccato, moderno e diretto del suo precedente romanzo (nell'edizione italiana grazie alla traduzione del bravo Seba Pezzani), divertendosì però a "complicare" le cose, creando un universo parallelo di personaggi e situazioni che spiazza il lettore così come il protagonista Poe, finitoci in mezzo suo malgrado.
Phineas torna sui tetti e nelle fogne di Denver dopo un anno di assenza. Ancora vedovo, con un rene in meno e senza la pericolosa Jude, lontana.
In sua assenza la città sembra cambiata, vittima di uno strano gioco di ruolo, Il gioco delle lingue, cui sembra tutti stiano giocando. Ogni persona è un'altra persona, in un'allucinazione consensuale collettiva dove le personalità si modificano, i ruoli si ribaltano, e spesso, troppo spesso, realtà e finzione si confondono e si fondono. E Poe, lì in mezzo a cercare lo scomparso Jimmy Sky, che decide di trasformarsi in Ray Fine. Una matassa di crisi d'identità che si risolverà nel sanguinoso finale del romanzo, e in attesa di poter tornare a leggere del nostro anti-eroe in Hell's Half Acre, terza puntata della trilogia Poesca.
Il gioco delle lingue è un libro che non possiamo fare a meno di consigliare ma che è preferibile leggere dopo essersi gustati il precedente Baciami, Giuda. Le due opere condividono a tratti ambienti e personaggi, ma hanno struttura e ritmo differenti, diversità che esaltano le rispettive caratteristiche. Più d'azione il primo, più riflessivo il secondo, entrambi materiale per lettori esigenti vogliosi di "qualcosa di diverso".
Il gioco delle lingue- Baer - marsilio
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