Cannibal



lois jones
Cannibal
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La storia del cannibale di Rotenburg è sicuramente una delle più agghiaccianti degli ultimi anni. Per chi non se lo ricordasse Armin Meiwes mise un annuncio su Internet cercando qualcuno che volesse volontariamente essere mangiato da un vero cannibale (lui). Gli risposero in tanti, ma solo uno ebbe il coraggio di arrivare fino in fondo, Bernd Brandes.
Il Cannibale filmò tutto, per poter poi rivivere in seguito l’emozione di quei momenti. Fu quel filmato a creare problemi in sede di giudizio, perché in esso si vede chiaramente che la vittima è consenziente. Per questo Armin non è stato condannato per omicidio, ma per macellazione di un essere umano e gli sono stati dati solo otto anni di prigione! In questo libro l’autrice ripercorre la vita sia di Armin che di Bernd, per cercare di seguire le vie misteriose che li hanno portati a incontrarsi e a scoprire che le loro fantasie più intime erano compatibili e realizzabili vicendevolmente. Si scopre così che la madre di Armin lo teneva costantemente sotto controllo, quando lui usciva con qualche ragazza, la madre usciva assieme a lui. Era già stata abbandonata da due uomini e non aveva nessuna intenzione di essere abbandonata dal proprio figlio. Armin visse in solitudine, sentendo la mancanza del proprio fratello maggiore, e si creò un amico immaginario, Franky (il nick poi usato nei forum cannibalistici). Fu quell’amico immaginario che lo portò verso il cannibalismo. Pensò che l’unico modo per non essere più solo fosse introiettare fisicamente un’altra persona. Bernd invece aveva perso la madre da bambino in un incidente e accusò se stesso della sua scomparsa. Ciò lo portò a odiare la sua sessualità e ad avere il desiderio di essere evirato. Ecco perché l’unica richiesta che fece ad Armin fu di mangiare per prima cosa il suo pene assieme a lui. Ci sono pagine di questo libro veramente disturbanti e insostenibili, soprattutto quelle della lentissima agonia di Bernd. Si scoprono anche particolari ulteriormente agghiaccianti, ad esempio che altri uomini erano antrati nella camera di macellazione di Armin, erano stati appesi ai ganci da macellaio o rinchiusi in una gabbia, ma poi avevano desistito. Lo stesso Bernd a un certo punto decise di voler essere riaccompagnato alla stazione e tutto perché Armin non era riuscito a evirarlo con un morso o a trovare un coltello abbastanza affilato per farlo. Poi quando erano già alla stazione in attesa del treno, Bernd decise di tornare a casa di Armin, era andato troppo oltre e tornare alla vita di sempre gli era insopportabile. Questo libro è un viaggio nell’inferno di menti umane malate, disturbante, non per tutti, ma sicuramente interessante.

emanuela zini

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