O la borsa o la vita



Eduardo Mendoza
O la borsa o la vita
Feltrinelli
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Una tredicenne che si fa chiamare Formaggino e che apre con le forcine qualsiasi porta; un rapinatore bello come il giovane Tony Curtis che si fa chiamare Rómulo il Bello; sua moglie Lavinia, autentica bomba sessuale; un ex truffatore famoso come Flint il Dritto, ora trasformatosi in una statua vivente; un suo collega africano albino noto come il Juli; un ex poveraccio che si ricicla come guru indiano e apre un centro yoga facendosi chiamare Svampithasi Rhapa; una ex stalinista convertita in una suonatrice d’armonica, una famiglia cinese con un nonno, Siau, che parla per aforismi sfornati al momento; un terrorista conosciuto in tutto il mondo come Alí Aarón Pistolino; il motopizza Menelik e sua sorella Cándida, una volta battona. A coordinare tutto il narratore. Poco tempo fa residente in un manicomio e che ora dirige un salone di parrucchiere per signora (sempre senza clienti), ma la cui giornata è impegnata a resistere alle sempre più pesanti offerte di se stessa di Lavinia. E chi deve controllare e far agire questo strano detective? Semplice, una squadra che eviti che la cancelliera tedesca Angela Merkel, in visita a Barcellona, venga uccisa in un attentato. In realtà frau Merkel vuole riprendere i contatti con un suo vecchio flirt giovanile di cui ha nostalgia, ma la minaccia di assassinio è vera. Tra il paradosso letterario di Quim Monzó e l’umanità sconclusionata di Stefano Benni, si svolge O la borsa o la vita, recente romanzo di Eduardo Mendoza, uno dei più divertenti e acuti autori spagnoli che riescono a raggiungere pareti e bancali delle nostre librerie. Uno spassoso giallo che fa il verso a questi tempi di crisi profonda, creata da autentici criminali (la finanza e le banche) e affrontata da vittime (l’uomo e la donna qualunque) che o riescono a combattere con l’arma della più incosciente follia o verranno risucchiati nella realtà della tragedia. Perché i delinquenti di cui sopra, dopo averci chiesto la borsa, ci impongono ora di immolare pure la nostra vita. Il loro gioco vale la nostra candela? Solo se appunto partiamo sulla groppa di un asino e facciamo paura a questi tempi soffocanti con le più assurde tattiche e strategie di autodifesa e attacco. L’unione fa la forza. Che se anche al momento di muoversi è alquanto carente, la si troverà cammin facendo da qualche parte. Se l’assunto oggi vale ancora si può persino difendere la signora Merkel, raffreddare le sue nostalgie erotiche e magari riscaldare un cuore che, a detta dei più, trova casa solo nella lettura dei bilanci economici della locomotiva di Berlino.

Corrado Ori Tanzi

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