La segretaria. La vendetta va servita fredda
Mina Appleton è una donna affascinante, minuta ma forte, ambiziosa e avida fino allo spasimo e naturalmente pronta a tutto per conquistare il potere assoluto. Mina comprende che l’azienda di famiglia, solida e fruttuosa ma non ancora al passo coi i tempi, nelle sue mani e con il suo controllo esclusivo può diventare un impero. Un impero rinnovato nella guida e nella mission. Una macchina per fare tanti soldi e per farla diventare una delle donne più potenti e importanti del Paese, una che potrà andare a cena dal Primo ministro e capace di trasformare in oro tutto quello tocca. Per una donna così occuparsi di tutto da sola è praticamente impossibile e quindi oltre che da uno stuolo di dipendenti, avvocati, addetti stampa e collaboratori, Mina ha bisogno di un alter ego, qualcuno di cui fidarsi incondizionatamente e che possa ovviare a tutte le sue distrazioni o bisogni in qualunque momento e in qualsiasi occasione. E la scelta cade su una giovane sostituta segretaria a tempo determinato che si aggira nell’azienda guidata ancora da suo padre e che a un occhio allenato e perspicace come Mina appare subito come la donna che potrà aiutarla a realizzare ogni sua ambizione, personale e lavorativa. La giovane segretaria si chiama Christine Butcher e non solo da lì a qualche anno diventerà l’assistente esecutivo della nuova regina della Appleton’s ma anche la complice di ogni nefandezza che Mina perpetuerà in diciotto anni di potere aziendale assoluto. Christine si annullerà come donna, come persona, come madre e come moglie. Il suo lavoro e l’approvazione incondizionata della sua aguzzina diventeranno la vera essenza della vita della segretaria che alla fine sarà troppo obnubilata per rendersi conto del baratro che l’ha inghiottita.
E quando Mina si troverà coinvolta in un processo che potrebbe spazzare via la sua vita per sempre, ad essere sul banco degli imputati con lei c’è la fedele segretaria, accusata parimente delle medesime scelleratezze. Il processo e quello che ne consegue, però, sono il vento che riuscirà a sollevare il velo di incoscienza e sottomissione assoluta che rende cieca Christine e che la trasformerà nella vera Nemesi di Mina, nella donna che si riprenderà tutto perché ha imparato il gioco sporco dalla migliore.
La segretaria è un thriller dove le emozioni si respirano e si assaporano in ogni pagina, dove la debolezza della protagonista e la spietatezza della coprotagonista sono il sale dell’intera narrazione e quello che spinge il lettore a indignarsi, riflettere, emozionarsi e infuriarsi. Leggere Knigt d’altronde è così, la tensione è sempre e solo emotiva e il nodo allo stomaco non arriva dalla scoperta del colpevole ma dalla sicurezza di conoscerlo alla perfezione senza avere il potere di cambiare il corso degli eventi. L’autrice gioca con questo e con l’emotività di chi legge per confezionare un romanzo all’altezza della sua fama dove dalla descrizione degli ambienti a quella degli abiti, dai momenti di intimità familiare alle apparizioni pubbliche delle protagoniste tutto è narrato per coinvolgere e trascinare, per assicurarsi che si volterà pagina e si desidererà arrivare fino alla fine. Una fine costruita ad arte per un giallo dal pathos indiscutibile.
Eppoi, Knigt scrive divinamente. Senza eccessi. Senza sproporzioni. Senza fronzoli linguistici. Uno stile essenziale che si adatta come un guanto al racconto e che lo rende assolutamente perfetto.
La segretaria
Antonia del Sambro