Lo scrittore Lucio Bava, autore di best seller, è alla ricerca di un luogo per scrivere il suo nuovo romanzo.
Vuole sfuggire alla tentazione di dare un seguito a una storia precedente o di creare un’opera che assomigli a qualcosa di già pubblicato: il paesino di cento anime, dove il segnale Internet arriva solo in mezzo a un prato, e dove al posto del pc avrà a disposizione, per scrivere, una vecchia Triumph, è perfetto per nuove ispirazioni.
Proprio lì conosce la storia di una bambina, Violetta Resti, morta in circostanze misteriose: la sua leggenda diviene così un romanzo nel romanzo.
Lucio parte però col piede sbagliato: a causa di una forma d’asma non può accettare il dono delle violette che viene fatto — per tradizione — dai paesani a ogni forestiero. Ma è a Violetta che Lucio si vuole ispirare, è la sua storia che popola i suoi pensieri e, ben presto, i suoi incubi.
Siamo in una località dell’entroterra ligure, non lontana da Triora, e già solo per questo arriva l’eco di cupe vicende di streghe e oscuri presagi. Le atmosfere sono suggestive e inquietanti, pagina dopo pagina qualcosa, sommessamente, accade: suoni di risate, che non appartengono a nessuno, lettere minatorie, il “suicidio” di una paesana che voleva dargli informazioni. I segnali sono inconfutabili, sia diretti che velati. Se ne deve andare, la gente teme il suo interesse, teme il fantasma di Violetta.
Ma Lucio, benché palesemente minacciato, non vuole tornare a casa, dal suo editore, senza aver finito le ricerche per il nuovo romanzo.
Il lavoro intero, nell’opera, è più sulle sensazioni che sulle azioni mostrando una comunità fatta di persone che si stringono compatte nelle loro paure.
Le loro paure sono anche le nostre, attimo dopo attimo, nella tensione che gli autori continuano a suscitare in un crescendo di emozioni, fino alla fine. (Da questo libro verrà tratto un film, diretto dallo stesso Riccardo Di Gerlando).