Fabrizio Borgio – La ballata del re di pietra



Fabrizio Borgio
Fabrizio Borgio
Frilli
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Scalare vette, scalare legami.
Sono un animale metropolitano. Per amore di precisione aggiungo che sono un pipistrello. Allo stesso modo del ratto aviatore esco di notte e cerco di usare il radar per procacciarmi il cibo per la mente. Dato che non ho un paio di ali sulla schiena, e non sono nemmeno Batman, non dovete immaginarmi bendato mentre “svolazzo” in libreria.
Quando ho per le mani un libro cerco di non fermarmi alle righe, tendo ad andare “oltre”. Passare ore a capire dove va a parare il solito piedipiatti problematico, magari per acciuffare l’assassino prima di altri lettori o prima che lo scrittura arrivi a esaurirsi con la fine, mi sembra uno spreco.
Non mi piace solo leggere, cerco di capire più a fondo ciò che c’è scritto. Con tutti i difetti di cui mi si può accusare (psicologismo, etc, etc.), scrivo recensioni non accontentandomi di propinare un riassunto allungato con i soliti “pugno allo stomaco” e “incollato sino all’ultima pagina” o per attirare l’attenzione dell’autore. Lo faccio per cercare un dialogo con qualcuno e “chiacchierare” su cosa mi ha fatto pensare o innescato il tal titolo.
La ballata del re di pietra di Fabrizio Borgio è un romanzo edito da Frilli Editori ed è anche il ritorno di Giorgio Martinengo, personaggio seriale e piemontesissimo.
Un prototipo aeronautico della Granda Avio si schianta sul Monviso. Nell’indagine per scoprire se la morte dell’Ingegner Icardi si tratti di una triste fatalità, l’assicurazione – prima di liquidare il sinistro – coinvolge l’investigatore privato Martinengo per verificare che si tratti di una disgrazia. Nel tentativo di ispezionare il luogo dell’incidente si imbattono in un uomo che ha compiuto una rapina a un furgone blindato.
La trama c’è è funziona, è in grado di appassionare anche uno come me che le punte delle montagne si accontenta di vederle in fotografia. Ciò che mi ha spinto alla lettura è la fiducia che ho verso Borgio, perché riesce a comunicare concetti e focalizzare l’attenzione su problemi e sentimenti umani, senza scrivere editti o noiosi saggi a tema.
Ha qualcosa da dire e non si tratta dei soliti argomenti triti e ritriti, maneggiati con la solita superficialità. Scalare una montagna presuppone fatica, impegno e competenza, soprattutto un colosso come il Monviso, ma non esistono corde e percorsi sicuri per scalare rapporti umani tra padri e figli, uomini e donne, per svettare su vecchi e nuovi dolori, arrivare sul cucuzzolo dell’amore o del semplice sesso. Senza artifici narrativi o meccanismi a orologeria riesce a mostrare dinamiche in cui i protagonisti sono coinvolti con pregi e difetti, punti di forza e normali debolezze in cui possiamo e dobbiamo riconoscerci.
Direi che c’è abbastanza di cui nutrirsi.
Se poi non sapete cosa sia il paradosso etico di Steinbeck, mollate la recensione e andate a leggere La ballata del re di Pietra.

Mirko Giacchetti

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