La cattedrale dei morti



Marcello Simoni
La cattedrale dei morti
Newton Compton
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La cattedrale dei morti, le indagini di Vitale Federici di Marcello Simoni

Con un balzo in avanti di tre secoli e, lasciando per un po’ nel quattrocento il suo Maynard de Rocheblanche e l’Abbazia di Pomposa , esce Simoni con La cattedrale dei morti, remake di una trilogia scritta con il dotto linguaggio adatto all’epoca, già pubblicata dalla Newton Compton con i titoli: I sotterranei della cattedrale, in edizione economicissima e in e-book e L’enigma del violino e La prigione dell’anima usciti su due diverse antologie di racconti.
Gradito remake, dicevo, con le indagini di Vitale Federici, cadetto di una casata estinta, i Montefeltro, protagonista di una serie di avventure nell’Italia del Settecento, costretto a indagare su un concatenarsi di delitti all’apparenza insolvibili, sotto il quale si nascondono le macchinazioni di aristocratici, religiosi e magistrati.
Urbino, Roma e Venezia appronteranno per lui delle trappole mortali, che potrà evitare per un soffio solo per la sua arguzia e il suo straordinario spirito di osservazione.
Si parte con I sotterranei della cattedrale, ambientato a Urbino, sede della famosa e antica università, quando il ducato e la cittadella erano incorporati nei territori papali e governati dal legato apostolico della Santa Sede, il cardinale Doria Pamphilj, con la protezione di un corpo di guardie svizzere.
Dunque, dicevo: Urbino, 1789. Il cadavere del professor Lamberti, docente di filosofia all’università, viene ritrovato da un manovale all’interno della cattedrale seminascosto da una coltre di neve.
L’ipotesi è che sia precipitato dalle impalcature erette per la ricostruzione della cupola, distrutta da un terremoto. Ma, il suo più brillante allievo, Vitale Federici, intuisce subito che dietro quella morte si cela qualcosa di poco chiaro. Comincia a indagare e la sua ricerca lo porta ben presto di fronte a un’inquietante verità: il professore era sulle tracce di un antico Ninfeo, nascosto nel sottosuolo della città. Vitale si appassiona immediatamente al mistero e sospetta che Lamberti sia stato assassinato. Anche il manovale che aveva trovato il corpo del professore viene ucciso. Eliminato perché sapeva qualcosa? E il successivo suicidio del rettore, monsignor Albani, è la goccia che fa traboccare il vaso. Saltano fuori purtroppo alcuni elementi che accusano Federici, che rischia di essere incriminato. Solo l’avventurosa discesa nei sotterranei inesplorati della cattedrale lo porterà a scoprire inimmaginabili realtà, ad arrivare alla soluzione dei delitti ma anche a scontrasi con un mistero millenario che tale dovrà restare.
Ora scendiamo a Roma per L’enigma del violino e ritroviamo Vitale Federici, forzato ospite del principe Doria Pamphjli, che diverrà il suo tutore. Ma in una calda notte d’estate la morte colpisce. La prima vittima è un violinista, la seconda una giovane dama un po’ viziosa. Solo un liutaio permetterà di risolvere il mistero. Chi c’era dietro al macchinoso complotto massonico che mirava a eliminare un membro del Santo Uffizio?
Risaliamo a Venezia dove stavolta, proprio alla vigilia di Natale, il nostro eroe deve indagare per conto di Giuseppe Gradenigo il potente Inquisitore Rosso, sulle misteriose uccisioni di don Iseppo Svampa diacono della basilica di San Pietro del Casteo e del profumiere Vettor Sartin, suo buon amico, ritrovati soltanto… per metà. Il primo nel canale e il secondo a casa sua, tagliati di netto. Come ghigliottinati dall’ombelico in giù. Quale mai potrà essere il movente di tali atroci delitti?
Difficile da immaginare e da me, non saprete altro. Vi auguro solo buona lettura.

 

Patrizia Debicke

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