Shibumi



Trevanian
Shibumi
Bompiani
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Una spy story scritta con un’abilità straordinaria. Seicento pagine che scorrono veloci in un susseguirsi di colpi di scena e personaggi memorabili. Shibumi di Rodney William Whitaker (in arte Trevanian) è un libro che coinvolge e appassiona. Parole simili a tratti di un pennello che danza sulla tela con maestria e leggerezza, in un risultato finale degno dei migliori quadri impressionisti. Un libro che profuma di spezie d’Oriente e di vino dei Paesi Baschi e che ti catapulta grazie all’abile utilizzo dei flash back nei principali eventi della storia moderna (l’invasione dell’esercito giapponese a Shangai, Pearl Harbour, Hiroshima).
Nicholaj Hel, il protagonista, è un predestinato. La sua tecnica perfetta del “nudo uccidere” gli permette di trasformare in armi micidiali gli oggetti più impensabili e il suo spiccato “senso di prossimità” gli è fondamentale nella sua “…attività di sterminatore professionista di terroristi internazionali…”. Nato da padre nazista e da madre russa, passa la sua giovinezza (siamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale) in Oriente. Di quella cultura ne carpisce usi, costumi, modi di pensare e di essere. Tra questi impara il gioco del Go e il suo più alto messaggio “…quello che per il Go è per i filosofi e i guerrieri, gli scacchi sono per i contabili e i mercanti…”. I mercanti, agli occhi di Hel, sono gli americani con cui dovrà convivere (e collaborare) al termine della guerra.
In Shibumi tutto ha inizio nell’aeroporto internazionale di Roma. In un agguato pianificato malamente dalla Cia, vengono uccisi due combattenti israeliani. Fanno parte del gruppo nato dopo la tragedia delle Olimpiadi di Monaco (gli atleti israeliani assassinati dal commando di Settembre Nero) che si è prefissato di eliminare obbedendo alla legge del taglione, gli artefici di quell’atto terroristico. Come detto però l’operazione è fallimentare: gli israeliani erano tre e la superstite, una ragazza che risponde al nome di Hannah Stern, riesce a fuggire. Corre a chiedere aiuto a Nikolaj Hel in quel momento impegnato nella sua grande passione: la speleologia.
Inizia allora la caccia. La Cia aiutata da Ciccione (nome poco originale in verità ma precursore dei moderni motori di ricerca) si mette sulle tracce della fuggitiva con l’obiettivo dichiarato di toglierla di mezzo.
Ovviamente nulla è scontato, come non lo è questo libro pubblicato nel 1979 ed ancora estremamente moderno. Perché la vicenda di Hannah Stern e della sua missione vendicatrice è la storia che sta in superficie. Sullo sfondo scorre la vita di Nikolaj Hel, un personaggio mistico, capace di resistere e di rimanere negli annali della scrittura tra i più efficaci e memorabili “assassini su commissione”.
Una vita la sua costellata di incontri e amicizie con personaggi straordinari: la madre Aleksandra Ivanovna, il generale Kishikawa-san, il poeta e compagno speleologo basco Le Cagot, la sua compagna Hana.
Le lancette corrono veloci mentre ci si perde tra le pagine di questo romanzo dove le stagioni si susseguono inesorabili anche per il suo protagonista “…ancora una volta capisco che il tempo è, dopo tutto, solo uno scherzo di cattivo gusto…”, dove bisogna fare molta attenzione a chi si invita a pranzo “…quando si va a pranzo con i lupi non si sa mai se si è un ospite o una portata…” ma soprattutto che “…la razza è nulla, la cultura è tutto…”.
Un romanzo che oltre ad essere una riuscita spy story parla di costumi, di filosofia applicata alla vita, di confronto e scontro tra diverse culture. Un romanzo insomma che dovrà trovar posto nelle vostre già affollate librerie.

Marco Zanoni

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